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Calabria, in fila anche da morti (e le bare finiscono in magazzino) | VIDEO

Al cimitero del paesino di Cassano allo Jonio, sciolto per infiltrazioni mafiose, decine di bare attendono da quasi un anno di poter essere seppellite. Non c’è più spazio e nessuno amplia il cimitero: restano ammucchiate in stanze anonime

 

Al giorno d’oggi siamo abituati a fare la fila per ogni cosa. Ma che la si debba fare, da morti, per poter essere finalmente sepolti in un cimitero ci sembra francamente troppo. È la situazione scandalosa che da quasi un anno vive il comune calabrese di Cassano allo Jonio, in provincia di Cosenza.

Ce lo testimonia con le immagini del suo telefonino una nostra segnalatrice, che ci ha inviato il video che potete vedere sopra. Decine di bare, circa una trentina, letteralmente ammucchiate in tre stanze del cimitero comunale (la camera mortuaria, la sala per le autopsie e addirittura la cappella religiosa!). Bare sigillate ma alla mercè di chiunque si rechi nel cimitero, accatastate una sull’altra in attesa di essere seppellite. Perché tra cappelle pericolanti e mancati lavori di ristrutturazione di tutta l’area cimiteriale, posto libero per seppellire non ce n’è proprio più.

E allora, se non si vuole dover pregare per il proprio caro facendo lo slalom tra le altre bare e gli altri parenti in preghiera (senza un minimo di privacy), tocca prendere una scelta dolorosa: chi ha già parenti seppelliti da tempo, deve farli cremare, per liberare il loculo da destinare al nuovo morto.

Tutto incredibile e documentato da questo filmato, una situazione che certo non può migliorare considerato anche il fatto che il comune di Cassano allo Jonio è attualmente in mano a un commissario prefettizio. Sì, perché nel novembre del 2017 il consiglio comunale viene sciolto, assieme ad altri 4 comuni della zona, per “gravi condizionamenti da parte della criminalità organizzata". ’Ndrangheta, insomma. Tutto documentato dalla relazione dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, che nel 2017 ha parlato di “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata e su forme di condizionamento degli stessi”.

E proprio nella zona del cimitero l’ex sindaco ora rimosso ci sarebbe stato, sottolinea ancora la relazione di Minniti, ma non certo per porre rimedio a questa situazione scandalosa: “A febbraio 2016 il primo cittadino, assieme a personaggi di primo piano della consorteria territorialmente dominante, ha preso parte ai funerali di uno stretto parente di un soggetto contiguo a quella stessa consorteria”.

L’ex sindaco Papasso aveva respinto al mittente queste gravissime accuse, parlando di “un castello di sabbia, un puzzle per cacciarmi dal comune, una gravissima ingiustizia”.

Ai cittadini di Cassano allo Jonio, adesso, interessa soprattutto quest’altra grave emergenza: quanto ancora dovranno aspettare per poter dare degna sepoltura ai propri cari defunti? E gli stessi defunti, per quanto tempo ancora dovranno subire l’onta di attendere il proprio turno, pazientemente in fila, anche dopo la propria morte?

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