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Cyntoia Brown, graziata esce dal carcere: uccise il suo stupratore | VIDEO

È stata condannata all’ergastolo per aver ucciso a 16 anni l’uomo che la obbligava a prostituirsi. Dopo aver passato metà della sua vita in carcere, Cyntoia Brown ha ricevuto la grazia ed è ora libera. Con Pablo Trincia abbiamo conosciuto la storia di Luigi Celeste, condannato per aver ucciso il padre dopo anni di violenze. Nel carcere ha trovato la svolta per la sua vita

Cyntoia Brown come Luigi Celeste. Le loro vite sono state segnate entrambe dal carcere in cui sono finiti dopo le terribili violenze subite. La storia di Cyntoia, 31 anni, ci porta in Tennessee, nel profondo sud degli Stati Uniti. Quella di Luigi invece l’abbiamo conosciuta dalla sua testimonianza raccontata a Pablo Trincia, nel servizio che vi riproponiamo in fondo all’articolo.

La ragazza ha ottenuto la grazia: è uscita dal carcere dopo averci passato 15 anni, quasi metà della sua vita. Dovrà restare in libertà vigilata per 10 anni. Aveva 16 anni quando ha ucciso Johnny Allen, il 43enne che la violentava e la obbligava a prostituirsi. Ha raccontato di averlo fatto per difesa. Nonostante fosse minorenne, era stata condannata all’ergastolo.

Tantissime persone comuni e anche star come Kim Kardashian e Rihanna hanno sostenuto la campagna per la sua liberazione.

La sua storia ricorda in parallelo, seppure con un finale diverso, quella di Luigi Celeste che ha raccontato la sua infanzia a Pablo Trincia nell’ultima puntata di questa stagione de Le Iene. “Sparai verso mio padre, scaricai l’intero scaricatore”. Era il 20 febbraio 2008, quando a 23 anni ha impugnato una Beretta e ha ucciso il papà dopo anni di violenze in casa. Questa però non è solo la storia di un parricida, è quella di due vite completamente diverse vissute dallo stesso ragazzo e separate da quell’atroce omicidio.

La prima vita di Luigi è quella con il padre violento. “Nella sua vita ha scontato più di 23 anni di carcere”, racconta. “Sfogava la sua debolezza mentale con la gelosia verso nostra madre che ha perso tutti i denti per le botte prese da lui”. Quando Luigi ha 10 anni, la donna prende il coraggio e denuncia. L’uomo perde la patria potestà, lei finisce in comunità e i figli vengono affidati ai servizi sociali. A 18 anni, Luigi diventa uno skinhead di estrema destra. Nel 2004 partecipa a una rissa e si prende 9 mesi di carcere.

Scontata la pena ritorna a casa, dove nel frattempo si presenta il papà anche lui uscito dalla galera. Luigi non è più un bambino e si sente al livello del padre. Per la Giornata della donna del 2007, il fratello di Luigi regala alla madre delle mimose. Il padre pensa a una relazione incestuosa tra i due: “Iniziano l’inferno per noi e le minacce per mio fratello”. Ripartono anche le botte per la donna. Luigi vuole difendere entrambi. Il padre si presenta da lui e gli mostra un coltello facendogli capire di essere sempre armato.

Luigi recupera un’arma e se la mette in tasca: “Così mi sentivo più tranquillo”. Qualche sera dopo, l’incubo. Durante una lite, il papà tira fuori il coltello. “Quella situazione doveva finire, quindi presi la pistola e iniziai a sparare scaricando l’intero caricatore”, racconta Luigi. Dopo l’omicidio, lui si consegna. Così finisce la sua prima vita. 

Viene condannato a 12 anni, poi ridotti a 9. “Mi sono detto che dal carcere doveva rinascere una nuova persona”, dice. “Ho iniziato a studiare buttandomi a capofitto nell’inglese e nell’informatica”. Frequenta corsi di networking che possono dargli un’opportunità lavorativa una volta uscito. Dopo un anno di reclusione, sostiene un esame ed è il primo detenuto in Italia a ottenere questa certificazione.

Oggi è un uomo libero. È un tecnico specializzato nella sicurezza informatica e riesce anche a girare il mondo. Rispetto al passato non ha rimorsi. “Uccidere una persona è sbagliato, ma quando non hai alternative per vivere…”, dice. “Io sono a posto con la mia coscienza. Non avevo alternative”. 

Guarda qui sotto il servizio di Pablo Trincia.

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