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Decreto sicurezza bis e razzismo: “Temiamo i neri perché ce l'hanno più lungo” | VIDEO

Un commerciante della provincia di Parma fa uno sconto del 10% per chi non viene considerato italiano. È l’iniziativa di protesta dopo l’approvazione del Decreto sicurezza bis che rischia, secondo lui, di bollare gli italiani come popolo razzista. Anche Maurizio Lastrico ci ha riflettuto a modo suo: “A Beyoncé non diremmo di aiutarla a casa sua”

“Qui si va oltre la vergogna e l’infamia”. È il commento di un commerciante della provincia di Parma al decreto sicurezza bis fortemente voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il Senato lo ha appena approvato in via definitiva mettendo paletti più rigidi per Ong, migranti e soccorso in mare. In segno di protesta Massimiliano Picchietti, titolare di un supermarket a Bercato, paesino di 2.000 anime nel Parmense, ha messo un cartello all’ingresso del suo negozio con la scritta: “In base al decreto sicurezza bis, il titolare di questo market fa uno sconto del 10% per tutti coloro che non vengono considerati italiani. Il titolare si ritiene cittadino del mondo”.

Ma gli italiani sono davvero un popolo di razzisti? È la domanda che si è fatto Maurizio Lastrico che proprio sul razzismo italiano ha dedicato uno dei suoi monologhi, che vi riproponiamo qui sopra. Tutto è partito al tempo dall’Onu che ha inviato in Italia i suoi ispettori per verificare se siamo intolleranti verso le altre etnie.

Non nasciamo razzisti, ma lo diventiamo. Ma perché?”, si è chiesto Lastrico in un suo Pregiudizio universale: “Ci rubano il lavoro, vengono a fregarci le donne e pure il parcheggio in centro. Ma quanti sono veramente questi immigrati?”.

Per lui è tutta una questione di percezione. Gli stranieri in Italia sono il 7%, ma noi li percepiamo come fossero il 25%, più del triplo! E allora: perché siamo diventati razzisti? “Forse perché i neri sono ben dotati?”, ironizza il comico. “Un confine geografico non può determinare un carattere. Io sono di Genova, ma sono una persona estremamente generosa. Ho anche offerto dei caffè alla gente, l’ultimo nel ’97”.

O forse, siamo diventati razzisti perché temiamo che qualcuno ci possa scippare le nostre eccellenze per cui siamo famosi nel mondo? “Abbiamo un Nissan Qashqai a testa da pagare, perché gli italiani hanno il debito pro capite più alto d’Europa, ben 27 mila euro”. Meglio allora che vengano in Italia altre persone, così ce lo dividiamo? “Certo, facciamo alla romana. Poi vedi come scappano con i barconi verso Malta”.  

Lastrico parla anche di un’altra “eccellenza italiana” di cui spesso Le Iene vi hanno parlato: siamo i quinti fornitori di armi nel mondo. “Se i migranti scappano dalle loro terre in guerra, poi a chi le vendiamo? C’è Capodanno, ma non basta”. La verità forse è un’altra ancora: “Noi italiani abbiamo sempre bisogno di un nemico. Storicamente i barbari, poi sono diventati i terroni e i vucumprà. Negli anni 2000 sono stati sostituiti dai rumeni mentre ora è il turno dei neri”.

Per Lastrico è tutta una questione di povertà: “Sono tutti più poveri di noi e temiamo ci possano infettare. Beyoncé ci fa pagare il biglietto del suo concerto 190 euro. Perché non diciamo ‘Aiutiamola a casa sua’?”.

E il razzismo è presente nei giocattoli dei bambini? Da questa domanda è partito l’esperimento di Alessandro Di Sarno che ha ripetuto il test della bambola di Kenneth Clark aggiungendo un nuovo elemento (guarda qui sotto il servizio completo).

Chiamiamo otto bambini tra i 4 e i 7 anni per sapere come reagiscono davanti al colore della pelle. Chiediamo quale bambola assomiglia a un bambino bianco. E ci indicano quella dalla pelle chiara. Poi allo stesso modo alla domanda su quale ricordi loro un bimbo di colore puntano il dito verso quello scuro.  

E tra le due quale reputano più bella? Le risposte sono diverse. Fino a qua abbiamo ripetuto l’esperimento di Kenneth Clark, realizzato negli anni ’50, aggiungiamo un particolare in più. Facciamo parlare le bambole che sono state scartate, le reazioni dei bambini sono davvero tenere. E qualcuno si sente anche in colpa!

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