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G8 di Genova, il massacro alla Diaz: “I poliziotti risarciscano” | VIDEO

La Corte dei Conti chiede 8 milioni di euro a 27 funzionari di polizia ed agenti coinvolti nei brutali pestaggi avvenuti all’interno della scuola Diaz, durante il G8 di Genova del luglio 2001

Cinque milioni di euro per danno d’immagine e 3 per danni patrimoniali. È la pesante richiesta che la procura della Corte dei Conti indirizza a 27 poliziotti ed ex poliziotti protagonisti della “macelleria messicana” che ha avuto luogo la notte tra il 21 e il 22 luglio 2001 nella scuola Diaz di Genova.

Un luogo tristemente noto alla cronaca per i pestaggi e le torture subiti dai manifestanti del G8 che avevano deciso di trovare riparo per la notte nella scuola. Tra i funzionari di polizia chiamati a risarcire troviamo “nomi pesanti”, quali quelli di Francesco Gratteri (all’epoca dei fatti direttore del servizio centrale operativo), del capo della Digos di Genova Spartaco Mortola e del comandante del primo reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini.

Quei 3 milioni di danni patrimoniali dovrebbero andare a coprire i risarcimenti che il ministero dell’Interno destinò alle parti civili, oltre alle spese legali del processo, conclusosi in Cassazione con alcune condanne e numerose prescrizioni. Per quanto riguarda gli altri 5 milioni, ora dovrà essere la Corte Costituzionale a valutarne l'ammissibilità. 

Noi de Le Iene nell’aprile del 2015 avevamo intervistato Arnaldo Cestaro, l’uomo che ha fatto condannare l’Italia per tortura, a seguito di un ricorso avanzato presso la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (e il servizio completo potete vederlo qui sopra). E proprio in seguito a quei tragici eventi e alla condanna della Corte europea, è stata introdotto nel nostro paese il reato di tortura, approvato nel luglio 2017.

“Ho fatto solo il mio dovere di cittadino”, ha commentato nell’intervista Arnaldo Cestaro. Quella notte, tra i manifestanti che dormivano nella scuola Diaz, c’era anche lui, all’epoca 62enne. “Eravamo gente pacifica che veniva da tutta Europa”, racconta Arnaldo. “Quando la polizia è entrata stavo dormendo. Poi ho sentito un trambusto, credevo ci fossero i Black Bloc. Quando ho visto i manganelli ho scoperto che era la nostra polizia, che doveva difenderci e invece ci ha attaccato”.

Il ricordo di quella notte, delle violenze che ha visto e subito, a distanza di 15 anni è ancora chiaro nella sua mente. “Sputi, manganelli, c’era sangue dappertutto. Manganellavano tutti quelli che passavano, i ragazzi urlavano, chiamavano la mamma in francese, tedesco, inglese, italiano. Ho visto delle cose che non auguro a nessuno. Non dimenticherò mai le ragazze prese per i capelli e tirate come fossero cadaveri da buttare”.

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