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El Chapo in una cella 2 metri per 4: impossibile evadere. “Non sentirò neanche il mio nome” | VIDEO

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Il re del narcotraffico El Chapo è stato rinchiuso in una cella di 2 metri per 4 in Colorado: impossibile evadere. In Messico ora la lotta per la successione diventa sempre più cruenta. Noi de Le Iene vi abbiamo parlato della mattanza dei Narcos in un servizio di Cizco e Gaston Zama

Dopo essere evaso due volte dal carcere in Messico, questa volta per El Chapo sarà impossibile fuggire. Ad attenderlo una cella di 2 metri per 4, simile a una segreta medievale: un piccolo water, un lavandino e una branda in cemento. L’unico contatto con il mondo è una finestrella di 10 centimetri da cui si intravede il cielo. El Chapo passerà qui 23 ore al giorno: isolamento totale.

400 detenuti sono rinchiusi in celle singole con pareti insonorizzate, da dove escono solo per un'ora al giorno. Supermax Adx sorge in mezzo al nulla, inaugurato nel 1994 con un solo scopo: ospitare "the worst of the worst", i peggiori di tutti. I prigionieri sono infatti terroristi, jihadisti, capi-gang e boss del narcotraffico, come il terrorista Unabomber, Moussaoui complice nell’attentato dell'11 settembre, Terry Nichols, complice nella strage di Oklahoma City. I prigionieri non si incrociano, non si vedono e non si parlano.

Joaquin "El Chapo" Guzman Loera è stato per 25 anni a capo del cartello di Sinaloa, una delle più grandi e violente organizzazioni messicane dedite al traffico di droga. Già a febbraio era stato condannato per tutti e dieci i capi d’accusa per i quali era imputato: associazione a delinquere, criminalità organizzata, traffico di droga, riciclaggio di denaro sporco, uso e traffico di armi da fuoco e vari omicidi.

"Mi mandano in un luogo dove non sarà possibile neppure sentire il mio nome. Non c’è giustizia", ha protestato il boss poco prima di incamminarsi verso la sua cella. Per la sua incolumità è meglio così: lo vogliono morto coloro che temano possa collaborare e lo vogliono morto i suoi ex complici. Chi lo vuole vivo? I magistrati statunitensi che sperano di mettere mano sui 12,7 miliardi di El Chapo.

Il re del narcotraffico era stato arrestato in Messico nel 2016, un anno dopo una delle sue sorprendenti evasioni, quella dal carcere di massima sicurezza di Almoloya, grazie a un tunnel scavato di un chilometro e mezzo. Nel 2017 era stato poi estradato negli Stati Uniti. È stato inserito nella lista delle dei 50 uomini più ricchi del mondo: basti pensare che negli anni gli sono stati sequestrati 590 aeroplani e 13 elicotteri.

Nel frattempo, dopo la condanna del signore della droga, la guerra per la successione in Messico si è fatta ancora più violenta: il cartello di Sinaloa è ora spaccato, con il cofondatore El Mayo Zambada in guerra con i Los Chapitos, i figli del boss. Da questa situazione ne ha tratto vantaggio El Mencho, il capo del cartello di Jalisco, che ha approfittato della faida per estendere il suo potere. 

Di El Chapo e della mattanza dei Narcos ad Acapulco, in Sudamerica, ci siamo occupati nel servizio che potete vedere qui sopra della Iena Cizco, regia di Gaston Zama, nel 2017. Abbiamo documentato una giornata in questa città, dove gli omicidi e le esecuzioni sono all’ordine del giorno.

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