Morte di Elena Aubry: si cerca soccorritrice forse “coinvolta nell'incidente”?
Gli inquirenti starebbero cercando di rintracciare l’infermiera che per prima soccorse la 25enne motociclista, per poi allontanarsi prima dell’arrivo dell’ambulanza. Fu lei a causare lo sbandamento della moto di Elena di cui vi abbiamo parlato con Cristiano Pasca?
La giovane infermiera che per prima avrebbe soccorso Elena Aubry, e poi si sarebbe dileguata prima dell’arrivo dell’ambulanza, era coinvolta direttamente nell’incidente che ha provocato la morte della 25enne romana?
È ’ipotesi avanzata dal Corriere della Sera: gli investigatori starebbero pensando che quella donna abbia avuto un ruolo attivo, e forse colpevole, nello sbandamento della motocicletta della ragazza.
Elena Aubry, come vi abbiamo raccontato nel servizio di Cristiano Pasca dell’ottobre 2018 (che potete vedere qui sopra), muore il 6 maggio 2018 lungo la via Ostiense a Roma, dopo aver violentemente sbandato forse a causa delle radici degli alberi lungo la carreggiata e delle numerose disconnessioni e buche presenti.
“Mia figlia sapeva guidare, andava piano e aveva tutte le protezioni, utilizzate da un motociclista esperto, eppure è morta. Nello stesso punto, nell'arco di 15 giorni sono cadute altre due persone”. Così ha raccontato a Cristiano Pasca Graziella, la mamma della bella motociclista romana.
Delle condizioni in cui versa quella strada, come altre strade romane, la mamma di Elena aveva detto: “Ero lì poche ore dopo la sua morte. A parte le radici, c'erano cordoli veri e propri, di aghi di pino ai lati della carreggiata che entravano dentro per una cinquantina di centimetri. Non sono responsabilità dei sindaci precedenti, ma tappeti mortali per i motociclisti”.
L’ipotesi ventilata dagli inquirenti, stando a quanto racconta il Corriere, sarebbe che quella infermiera avrebbe in qualche modo provocato con il suo mezzo lo sbandamento della moto di Elena e che poi questa sarebbe caduta anche a seguito delle pessime condizioni della strada.
Un colpo di scena dunque, che potrebbe arrivare a quasi un anno dall’inizio delle indagini, che fino a oggi avevano segnato il passo. A questo punto la testimonianza di quella donna, che da soccorritrice potrebbe diventare indagata, potrebbe far finalmente luce sulle vere responsabilità per una morte tanto assurda.
Il Corriere spiega che, falliti i tentativi di rintracciare la donna attraverso un appello pubblico, ora gli inquirenti starebbero cercando di risalire a lei utilizzando i tabulati dei telefonini e le celle telefoniche di quell’area al momento dello schianto mortale.
Graziella Viviano, la madre di Elena, spiega a questo proposito al Corriere: “Ho anche pensato che come infermiera abbia il timore di essersi allontanata da mia figlia troppo in fretta, venendo meno al suo ruolo. Ma per me le colpe sono chiare e riguardano quella strada dissestata”.
Qualche mese fa era emersa l’idea, poi rientrata, di poter utilizzare l’esercito per far coprire le migliaia di buche presenti in tutta Roma. Un “patrimonio” di quasi 60mila buche, che hanno provocato nel 2018 un aumento del 18% nel numero dei decessi a seguito di incidenti stradali.