ll gemello di Facebook che promette soldi per i post (ma non li dà) | VIDEO
Ismaele La Vardera ci parla di Fulvio Amico, il “Mark Zuckerberg di Caltanissetta”, che ha inventato un social come Facebook che promette soldi per post e foto. Peccato che poi non ci è riuscito a pagare
Ha creato il gemello di Facebook con una particolarità tutta sua: un social network che paga gli utenti per fare post, foto e video. Il “Mark Zuckerberg di Caltanissetta” è Fulvio Amico, capo di una società chiamata Amicopolis. “Puntavano a superare il fatturato di Amazon e Facebook”, dice Roberta Lemma, vicepresidente di Federconsumatori. Il tutto con un’idea “geniale”. Un social network uguale, ma con un’unica differenza. “Pubblicando contenuti si accumulavano crediti”, spiega Lemma.
Tutto questo è compreso anche nella presentazione del progetto: “Qualunque pensiero, azione o idea prodotta da te su AmicoPolis a te sarà ripagata”. Ecco perché si definisce un “social etico”, cioè ridistribuisce una parte degli utili derivanti dal diritto d’autore.
Così una foto pubblicata può far fruttare 9 centesimi per l’immagine stessa e altrettanti per il commento. I crediti si accumulano su un conto e appena si raggiungeva un tetto minimo di 300 euro l’utente ha due scelte. “Richiedere il pagamento su conto corrente oppure spenderli nell’area shopping”, dice un ex dipendente a Ismaele La Vardera. AmicoPolis funzionava anche come negozio online. I commercianti compravano gli spazi ingolositi dalla possibilità di fare affari. “Vendevano i loro prodotti e anticipavano il costo della merce ricevendo in cambio solamente i crediti che ci sono sul sito”, spiega l’ex dipendente. “AmicoPolis quei crediti li avrebbe dovuti tramutare in veri e propri euro”, spiega Lemma.
Il “social etico” cresce con oltre 10 milioni di post, 7 milioni di foto e 500mila blog. A questo punto Fulvio Amico se ne inventa un’altra. “C’era la possibilità di investire del denaro tramite l’acquisto di Polis”, una moneta d’oro del valore di 300 euro. Dando 10mila euro si maturavano 100 euro al giorno.
Tutti erano felici della rendita: gli utenti che in cambio dei selfie comprano merce, i negozianti perché la vendevano e gli investitori. All’improvviso però il sistema implode. “AmicoPolis non ha più pagato nessuno”, dice Lemma. Così Fulvio Amico si tiene i selfie degli utenti, la merce dei commercianti e gli investimenti dei privati.
Così la geniale idea del “social etico” sembrerebbe assumere i contorni di una truffa. Almeno 3mila persone sarebbero rimaste “gabbate” per un buco che supererebbe il milione e mezzo di euro. “Io ho venduto merce per 26mila euro in più devo dare 18mila euro. Ho perso soldi e azienda in questa storia”, dice Gaetano, negoziante di autoricambi di Napoli. Purtroppo ci sarebbe addirittura chi si è suicidato.
Per vendere monete d’oro Fulvio Amico avrebbe dovuto avere una licenza, quindi avrebbe fatto tutto da abusivo. Il sito è stato chiuso, ma lui continua a lavorare. Dallo scorso anno ci sono diverse denunce, ma al momento le responsabilità legali non sono ancora state accertate in sede giudiziaria.
Ismaele La Vardera è andato a parlare con il “Mark Zuckerberg di Caltanissetta”. “Io non ho truffato nessuno”, ci dice saltando in macchina. Così non ci resta che parlare con il suo braccio destro, la “direttora” come la chiama lui, Antonella Di Vita. “Io prendo la telecamera e te la sbatto a terra”, risponde. “Io sono una dipendente con tutta questa storia”.