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News | di Monica Skripka |

La fabbrica delle fake news russe: la storia di Jessikka Aro | VIDEO

La giornalista finlandese Jessikka Aro, dopo avere indagato sulla fabbrica russa delle fake news, legata al Cremlino, si trova vittima di un’ondata di fango che rischia di distruggere la sua vita e la sua carriera. Ecco come agiscono i troll pro Cremlino 

Le fake news sono anche un'arma politica. Se n’è accorta la giornalista finlandese Jessikka Aro, che dopo avere indagato sui troll filorussi è finita vittima delle loro bufale online.

Di fake news vi abbiamo parlato con il servizio di Matteo Viviani, che vi proponiamo qui sopra. Nel servizio il nostro esperto di bufale spiegava che, perché siano più efficaci, occorre che parlino di politica. Vi abbiamo raccontato anche dei cosiddetti troll, ovvero soggetti che interagiscono con gli altri tramite messaggi falsi e provocatori, con l’obiettivo di disturbare e sviare la comunicazione. E di seguito capirete la correlazione tra loro e le fake news.

Jessikka Aro, giornalista finlandese, lavora da anni per l’emittente del servizio pubblico Yle. Dopo aver studiato a lungo il fenomeno dei troll russi collegati in qualche modo al Cremlino, parte per San Pietroburgo, dove intervista alcuni componenti di quella fiorente “industria”. Quello che scopre Aro è una fitta rete di account di Facebook, Vkontakte e witter, realizzata attraverso account robotizzati che hanno l’obiettivo di spammare notizie false e diffamatorie.

All’inizio Jessikka riceve chiamate minacciose: in una di queste sente il suono di una pistola che sta sparando. Poco dopo le arriva un messaggio di testo da un uomo che dice di essere suo padre, morto però 20 anni prima.

Da quei messaggi inquietanti al fango il passo è breve. La giornalista viene travolta da un’ondata di oltre 300 fake news pubblicate sul web, che non lasciano spazio all’immaginazione: Jessikka è descritta come drogata, criminale, disabile.

 

I siti web di mezzo mondo, come spesso capita, vanno dietro a quelle fake news e iniziano a descriverla come una spiona al soldo dei servizi segreti occidentali. La privacy di Jessikka viene infranta pesantemente e sul web circola anche il suo indirizzo di casa. “C’è una prostituta che soddisfa i pezzi grossi di NATO e CIA”, trova scritto dappertutto: Jessikka è finita in una morsa che la sta rapidamente stritolando. 

“Nella mia vita tutto è iniziato ad andare al diavolo per colpa dei troll”, racconta la giornalista. La cosa che le pesa di più è che anche i suoi connazionali comincino a crederci: “I miei amici hanno iniziato a odiarmi e mettere mi piace ai post contro di me”. La giornalista si sente il mondo crollarle addosso e anche la sua carriera giornalistica inizia a vacillare. Uno spiraglio di luce sembra farsi strada nel 2018, quando il tribunale di Helsinki ritiene Ilja Janitskin e Johan Bäckman colpevoli di diffamazione ai danni della giornalista finlandese.

I due, stando ai giudici, “hanno commesso un insieme eccezionalmente aggravato di crimini. Janitskin, il fondatore del sito Web MV-Lehti viene condannato a 22 mesi di reclusione per 16 crimini e 136 mila euro di multa. Bäckman ottiene una pena detentiva, sospesa, di un anno, per diffamazione aggravata e stalking. È un momento importante nella storia giudiziaria del Vecchio Continente: è la prima volta che un paese europeo prende provvedimenti contro la campagna di disinformazione diffusa attraverso i social media, i siti Web e le agenzie di stampa controllate o collegate al governo di Vladimir Putin.


Le cose sembrano prendere una svolta positiva e nel gennaio scorso gli Stati Uniti conferiscono a Jessikka il premio di giornalismo “International Women of Courage Award”.

 

Succede però una cosa molto particolare: il presidente Usa Donald Trump pubblica su Twitter questo post: “I media corrotti sono i nemici del popolo!”. Jessikka, una giornalista che non ama essere imbavagliata, gli risponde così: “Il Cremlino non ha bisogno delle fabbriche dei troll finché ci sei tu che lo fai per conto loro”. E qualche giorno dopo le arriva una seconda lettera: premio ritirato.  ​​​ Donald Trump come Vladirmir Putin?


Il Washington Post, in un editoriale, commenta così: "La signora Aro meritava il premio. Dovrebbe andare a testa alta per il suo coraggio…”.Dopo il fango e le minacce, Jessikka pubblica il libro “Putinin Trollit”, dove racconta storie vere di assassinii, spionaggio informatico e fake news.

Il consiglio che possiamo dare noi de Le Iene, oltre a quello di riguardare il servizio di Matteo Viviani, è di controllare sempre bene le fonti delle notizie che leggete. Talvolta chi vuole farvi credere nelle menzogne, non lo fa solo per far soffrire, ma per guadagnare. E anche molto bene.
 

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