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Falsi vestiti di lusso: fatti in Italia o contraffatti in Turchia? | VIDEO

Un viaggio nel business della vendita all’ingrosso di capi contraffatti. Dalla Turchia i grandi marchi del Made in Italy, ma è tutto falso. Alessandro Politi ci porta a Istanbul, tra bunker nascosti che sembrano boutique milanesi

In via Monte Napoleone a Milano ogni giorno turisti da tutto il mondo arrivano per comprare i grandi marchi del Made in Italy, come Gucci, Dolce & Gabbana, Fendi, Armani, per citarne solo alcuni. Ma non molto lontano dal nostro paese esiste una Monte Napoleone che vende gli stessi capi, ma falsi e a prezzi bassissimi.

Siamo al Gran Bazaar di Istanbul, uno dei mercati del falso più grandi al mondo. Fendi, Valentino, Versace, Gucci, Dior, Chanel: tutto rigorosamente falso. Ma il Bazaar è solo la punta dell’iceberg di questo business, dove a farla da padrone è la vendita all’ingrosso.

Alessandro Politi si è finto un imprenditore interessato a portare in Italia grosse quantità di merce. Andiamo nel quartiere dei grossisti del falso qui a Istanbul, in una specie di showroom. “Devi prendere minimo 5 pezzi per ogni capo e devi prendere tutte le taglie”, ci spiega il ragazzo che ci lavora. Qui i grandi marchi sono venduti a 5, 6 euro a capo, contro i due-trecento euro degli originali.

E alla dogana come fanno con tutta questa merce falsa? “Sappiamo come evitare i controlli”, ci dicono in un altro showroom. “L’azienda di trasporti spesso porta motori per auto e all’interno nasconde anche i vestiti falsi. Questo è uno dei metodi più sicuri”. Ma ci spiegano altri due metodi per sfuggire ai doganieri: “Uno è dividere l’etichetta dal capo. Ad esempio, le targhette Armani si inviano in un sacchetto separato”. Quindi nella prima spedizione vengono messe solo le etichette, nella seconda solo le magliette. Poi in itala, o dove arriva la merce, vengono assemblati.

Esiste però un terzo metodo, che ci dicono essere il più sicuro in assoluto. “Quello che bisogna fare è aprire un’azienda con circa mille dollari in Turchia, collegarla ad un account Amazon o Aliexpress e dichiarare che il magazzino si trova qui. Questo perché queste multinazionali hanno già accordi con le navi e quindi subiscono meno controlli sulle loro spedizioni. Quando hai fatto tutto io da qua ti mando i vestiti tramite Aliexpress”.

Un italiano che abbiamo incontrato nel quartiere dei grossisti ci spiega perché secondo lui siamo nel posto giusto per chiudere degli ottimi affari. “Compriamo 500, 1.000 pezzi, paghiamo qualche euro in più proprio per la qualità migliore che esiste. Ma anche se dobbiamo spendere qualcosa in più che te ne frega? Tanto guadagni cinque volte”. Il signore acquistando 1.000 magliette al mese spenderebbe circa 20mila euro. Quella merce, rivenduta come originale in outlet o negozi, gliene frutterebbe oltre 100mila: un guadagno di quasi un milione di euro l’anno. Ma gli outlet non se ne accorgono? “Il 90% non lo riconoscono”, ci dice. “Mio padre vende a ***” e fa il nome di uno dei più grandi outlet d’Europa che suo padre rifornirebbe di merce contraffatta made in Turchia. “Noi prendiamo roba italiana e roba così e poi mischiamo tutto”, conclude.

Da Istanbul ci spostiamo ad Antalya. Siamo in un negozio in cui chiediamo scarpe Dolce & Gabbana. Sono originali? “Non esattamente, sono repliche ma sono molto simili”. Ma quando si accorge che non siamo dei novellini in fatto di qualità, ci rivela un mondo nascosto nel suo negozio. Dietro una porta chiusa si apre un vero e proprio bunker. Solo top di gamma, con i migliori marchi in bella vista: tutto contraffatto e tutto venduto a un quinto del prezzo originale. Sembra di stare in una boutique di Milano. “Ronaldo è stato qui tre anni fa”, sostiene il proprietario. “Si è comprato una scarpa come questa, una Louboutin”, cosa a cui naturalmente non crediamo: è solo un modo per farci spendere.

Un altro commerciante ci apre le porte del suo bunker sotterraneo. Più che un bunker sembra un centro commerciale di tre piani. Il venditore tira fuori capi di altissima qualità, tra cui una maglietta che riproduce uno dei pezzi più esclusivi dell’ultima stagione di Fendi. “Sono 20 anni che faccio questo mestiere, se vai in un negozio Fendi con questa maglietta non se ne accorgono”, ci assicura. Sull’etichetta è riprodotto in maniera fedele perfino il bollino anti contraffazione. Il proprietario ci dice che tutto quello che si trova nella sua boutique è prodotto dalla sua fabbrica. E in una fabbrica la nostra Iena riesce a entrarci. Qui vengono replicati i più famosi modelli di jeans, su cui vengono poi applicati i vari marchi. E notiamo che si tratta soprattutto di brand italiani. 

Ma queste fabbriche potranno mai sfornare prodotti della stessa qualità del nostro eccellente Made in Italy? Abbiamo fatto un esperimento. Con un capo di Dolce & Gabbana pagato 6 euro, contro i 200 dello store ufficiale, andiamo nella boutique originale di Dolce & Gabbana a Istanbul. Se ne accorgeranno che è tutto falso? Facciamo vedere al personale i capi che indossiamo. E dopo aver verificato, assicurano: “È originale”. Replichiamo l’esperimento con Fendi: maglietta da 80 euro contro i 550 euro dell’originale. “È vero è vero”, ci dicono al negozio.

Ogni anno il mercato del falso costa milioni e milioni di euro alle grandi firme. Abbiamo chiesto un incontro ai grandi brand italiani che però per adesso non ci hanno voluto incontrare.

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