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Le Farc riprendono le armi: i racconti dei bambini soldato in Colombia | VIDEO

L’ex comandante, Iván Márquez, ha annunciato con un video la ripresa della lotta armata dell’ala dissidente delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, la guerriglia marxista in lotta contro lo Stato per oltre 50 anni. Con Giulio Golia vi abbiamo raccontato di questa terribile guerra civile parlando con i bambini soldato che hanno combattuto in prima linea

L’ala dissidente delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, per oltre 50 anni in lotta contro lo Stato, riprende le armi. Lo ha annunciato l’ex vicesegretario delle Farc, Iván Márquez con un video di 32 minuti. Che annuncia la ripresa della lotta armata come “diritto universale che garantisce a tutti i popoli del mondo di sollevarsi in armi contro l'oppressione".

Per anni le Farc sono state impegnate in una guerra civile che ha dilaniato il Paese causando 220mila morti, 25mila persone scomparse nel nulla e il triste record mondiale di 7 milioni di profughi interni. Non solo, la guerriglia delle Farc, che nasce dalla lotta per la terra contro la disuguaglianza sociale, negli anni ha iniziato ad arruolare anche bambini soldato, che noi de Le Iene abbiamo incontrato nel 2018 nel servizio di Giulio Golia che potete vedere qui sopra.

L’annuncio di Iván Márquez è un brutto colpo per il processo di pace sancito nel novembre 2016 firmando a Cuba uno storico accordo tra l’ex presidente colombiano Juan Manuel Santos, che per questo ha vinto il premio Nobel per la pace nel 2016, e il leader delle Farc Rodrigo Londoño. Quest’ultimo ha risposto all’annuncio della ripresa delle armi accusando Márquez di compromettere “l’autorità morale” del partito e ha sottolineato che “la grande maggioranza delle Farc continua a impegnarsi a favore dell’accordo malgrado ostacoli e difficoltà”. “Siamo convinti che il cammino di pace sia quello giusto”.

Quell’accordo di pace poteva forse essere una speranza anche per i bambini soldato che sono stati coinvolti in questa terribile lotta. Come vi abbiamo raccontato, troppi sono stati i giovanissimi colombiani costretti a passare infanzia e adolescenza tra imboscate, omicidi e violenze brutali. Assieme ad alcuni arruolatisi volontari, erano moltissimi quelli costretti a imbracciare le armi sotto la minaccia di veder uccisa la propria famiglia.

“La prima volta che ho ammazzato è stato un paramilitare perché io avevo un cugino che stava con noi ed era rimasto senza pallottole”, racconta un ragazzo alla Iena. “Lui l’aveva preso da dietro con un coltello e mentre stava per abbassare il coltello io l’ho visto. Gli sparai una prima volta e lo mancai. Allora sparai ancora e cadde a terra. Avevo un dolore forte qua”, e il giovane si tocca il petto. “Era la prima persona che avevo ucciso. Quella notte mi sono seduto nell’accampamento a pensare”. “Ho visto morire tanti bambini”, racconta un’altra ragazza. “È una cosa che ti segna per tutta la vita, ti lascia dentro una cicatrice”.

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