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Figli contesi: condannata la mamma che li ha portati in Marocco | VIDEO

Ha rapito per tre volte i suoi figli portandoli in Marocco e negando al padre di vederli. Una mamma è stata condannata a un anno e 8 mesi di carcere e per 4 anni non potrà esercitare la potestà genitoriale. Pablo Trincia ci aveva raccontato la storia di Roberto, Fatima e dei loro figli contesi

Quattro anni di sospensione della patria potestà e una condanna a un anno e 8 mesi. E’ quanto dovrà scontare la mamma che ha rapito i suoi figli portandoli in Marocco. Nel servizio che potete vedere qui sopra, Pablo Trincia ci ha raccontato la loro storia partendo dalla testimonianza del papà, un uomo di Verona che dal 2012 ha vissuto un vero inferno. “Ragazzi, ci ritroveremo. Io non mollo, ci sono e ci sarò sempre”, queste sono state le sue ultime parole nell’appello lanciato a Le Iene.

Questa è la storia di Roberto, Fatima e dei loro figli contesi. Nel 2015 lei lascia l’Italia di nascosto portandosi via i figli di 9 e 11 anni, è la terza volta che lo fa in meno di tre anni.

Si erano conosciuti nel 2005. Lei è una ragazza tedesca ma di origini marocchine. Dopo il colpo di fulmine si trasferiscono sulle colline veronesi. “Sembrava una donna aperta a diverse culture”, dice Roberto. Nel 2006 nasce il primo figlio. E iniziano le prime crisi. “Parolacce, insulti, spintoni”, racconta. Manifesta segni di squilibrio e una di queste crisi culmina con un viaggio in Marocco insieme al figlio. “Dopo due settimane è rientrata, scusandosi”, dice Roberto. Dopo due anni nasce il secondo figlio. “Ma nel 2009 si innamora di un’altra persona e così ho troncato la relazione”. Si accordano con l’affidamento condiviso che vanno a stare da lei mentre lui può vederli solo nel weekend.

“In questo periodo non sono mai riuscito a vedere i miei figli, ogni volta mi presentavo da loro mi riempiva di botte”, sostiene Roberto. Lui denuncia tutto e registra una chiamata agghiacciante. “Carmine sarà il nostro nuovo papà”, dice il figlioletto di appena 6 anni parlando del nuovo amante della madre. La situazione degenera con scontri e insulti ogni volta che lui prova a vedere i bambini finché lei non li prende e scappa da casa.

Da Verona è andata ad Aachen in Germania, dove vivono i suoi genitori. Roberto allerta le autorità che impongono alla donna di rientrare in Italia entro un mese. “Il tribunale dei minori di Venezia fa una sentenza provvisoria dove mette il divieto di espatrio per tutto lo Schengen dei nostri figli”, racconta Roberto. “E chiede una perizia psicologica”.

Lui risulta un padre idoneo mentre su di lei hanno parecchi dubbi. Risulta una persona con doppia personalità e con un forte desiderio di vendetta. “Il tribunale affida a me i bambini”, dice Roberto. La mamma invece può vederli solo sotto la supervisione degli assistenti sociali. Una sera si presenta a casa del compagno: vuole vedere i bambini che non ci sono. Scoppia una lite. Dopo appena 4 visite protette, i servizi sociali chiedono e ottengono che la donna possa vederli da sola a casa propria.

Le liti e le aggressioni proseguono a ogni incontro. Così l’uomo chiede che ci sia sempre presente un tutore minorile. Facendo leva sulle paure inculcate ai bambini, scappa per la terza volta dall’Italia. Una notte parte da Verona verso Nizza: “Si sono imbarcati per Casablanca, nonostante ci fosse il divieto di espatrio”, dice Roberto. Solo dopo due mesi e mezzo scopre che sono in Marocco. Una donna in cambio di 800 euro gli dice dove si trovano. Nel frattempo i due bambini vengono sottoposti al rito della circoncisione e iniziano il percorso per diventare musulmani.

Roberto prende un avvocato in Marocco e dopo otto mesi la corte d’Appello di Marrakech emette un decreto di rimpatrio dei figli. “Ma la madre sparisce con loro un’altra volta”, racconta l’uomo. Una sentenza condanna la donna a un anno per sottrazione di minori, un’altra affida i bambini al padre, ci sono anche altre sentenze di un tribunale tedesco e di uno marocchino: nessuno è intervenuto per riportare i bambini in Italia.

Dopo “due anni di manipolazioni della madre”, Roberto riesce a vederli. L’incontro però non è dei migliori: “Mi hanno dato dello stronzo”. Pablo Trincia si mette sulle tracce di Fatima e dei due bambini. Raggiunge la città di origine di lei: Meknès in Marocco. Dopo un lungo giro, la troviamo. “I bambini devono stare con la madre perché la natura è così”, ci dice. Riusciamo a incontrarli. Con la mamma presente ci dicono che non vogliono incontrarlo. “Mi dispiace, io non torno con i miei figli in Italia perché non ho niente da fare lì”, dice la donna. “Magari ho sbagliato a portare via i bambini, ma lui ha sbagliato tantissimo”.

Torniamo in Italia dal papà. “Lo Stato non mi ha aiutato a riavere indietro i miei figli. Questa faccenda mi è costata più di 150mila euro”, dice Roberto. Dopo il nostro servizio, i bambini sono rientrati in Italia. La mamma ora vive in Germania e proprio in queste ore è stata condannata a un anno e 8 mesi di carcere per sottrazione di minori. Il magistrato ha subordinato il beneficio della sospensione della pena al pagamento di 5mila euro al marito e 2mila al nonno paterno che si sono costituiti parte civile. 

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