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Formigoni, la fine di un'era: “il Celeste” è in carcere | VIDEO

Dopo la condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione nel caso Maugeri-San Raffaele, l’ex governatore è entrato da pochi minuti nel carcere di Bollate. Ricordate quando tentò di strappare con la forza il microfono al nostro Filippo Roma?

“Il Celeste” è in carcere.  Ha appena varcato la soglia del penitenziario di Bollate, dopo che il sostituto procuratore generale di Milano Antonio Lamanna aveva messo la sua firma sull’ordine di esecuzione della pena per Roberto Formigoni.

Finisce così, nel modo peggiore, la parabola politica del potentissimo ex Governatore della regione Lombardia, che ieri è stato condannato in terzo grado alla pena di cinque anni e dieci mesi nell’ambito del processo Maugeri-San Raffaele. 

Roberto Formigoni, soprannominato a lungo “il Celeste” per quell’aura di potere e intoccabilità che a lungo lo ha contraddistinto, è accusato di corruzione per il crac di due importantissime fondazioni in ambito sanitario, la Maugeri e il San Raffaele.

Un inchiesta iniziata nel 2012 dopo gli arresti, con l’accusa di avere sottratto 56 milioni di euro dalle casse del polo ospedaliero di Pavia, di alcuni politici locali e amministratori dell’ente. Un’inchiesta nella quale, tra le carte, figurava lo stesso nome di Roberto Formigoni.

Per lui l’accusa è stata, sin dall’inizio, quella di corruzione aggravata, ma l’ex governatore non avrebbe intascato denaro bensì “utilità”, una lunga lista di benefit tra cui, per esempio, vacanze di lusso ai Caraibi e ville e yacht messi a sua completa disposizione.

Un sistema collaudato, per il quale il procuratore generale della Cassazione Luigi Birritteri ha parlato di "imponente baratto corruttivo". E “il Celeste” ha potuto tra l’altro godere, a causa dell’avvenuta prescrizione, di un sensibile sconto di pena, perché all’inizio per lui era stata chiesta una condanna a 7 anni e 6 mesi (il massimo della pena prevista).

Anche Le Iene erano state più volte da Roberto Formigoni, come quando nel 2016 lo avevamo sentito in relazione ad una causa per diffamazione che gli era stata intentata da 3 esponenti radicali (Marco Pannella, Marco Cappato e Lorenzo Lipparini).

E nonostante la condanna fosse esecutiva, e fosse passato più di un anno, Formigoni (all’epoca senatore Ncd) si era sempre rifiutato di riconoscere ai tre il risarcimento di 50mila euro. Il nostro Filippo Roma, come potete veder dal video qui sopra, era andato a chiedere a Formigoni perché proprio un senatore della Repubblica non rispettasse le leggi e non volesse pagare questi soldi, ma lui aveva addirittura negato che quella sentenza di condanna esistesse.

“Voi credete ai radicali? Auguri!”. Così Formigoni aveva risposto beffardo ai nostri microfoni, prima di provare addirittura di strapparcelo, quel microfono, con violenza.

 

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