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La Nobel Suu Kyi difenderà il Myanmar sul genocidio dei Rohingya | VIDEO

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La Corte penale internazionale dell'Aja indaga sul massacro sistematico della minoranza musulmana da parte di militari ed estremisti buddisti nel paese del sud est asiatico. A difenderlo sarà, con un atroce paradosso, un Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi

Massacri, villaggi bruciati, esecuzioni sommarie anche di bambini, stupri, almeno 700mila profughi sopravvissuti. Per la comunità internazionale la persecuzione dei Rohingya, la minoranza musulmana dell’ex Birmania (oggi Myanmar), da parte di esercito e ed estremisti buddisti è un genocidio, uno dei più terribili degli ultimi anni. Noi de Le Iene ve lo abbiamo raccontato con il reportage di Gaston Zama che potete vedere qui sopra.

Ora la Corte penale internazionale dell’Aja ha aperto un’inchiesta: le prime udienze si svolgeranno dal 10 al 12 dicembre. A guidare la delegazione che difenderà il paese del sud est asiatico e le sue “operazioni antiterrorismo” sarà un premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, in uno dei terribili paradossi di questa storia. La donna aveva ottenuto il premio nel 1991 dopo anni di arresto per la sua opposizione al regime militare del Myanmar. Oggi consigliere di Stato, ministro degli Esteri e considerata leader di fatto del paese nega il genocidio dei Rohingya, con una posizione che ha portato alcuni a chiedere che le fosse ritirato il Nobel. La cosa è impossibile, di sicuro Amnesty international, per questa sua presa di posizione le ha tolto la sua massima onorificenza.  

Suu Kyi difenderà il suo paese ma il Myanmar non accetta comunque le indagini, non avendo aderito all’accordo che ha istituito la Corte dell’Aja. Ha aderito però il Bangladesh, confinante, dove vivono, in immensi campi profughi, centinaia di migliaia di Rohingya sopravvissuti al genocidio. Per questo la Corte penale internazionale sostiene di avere giurisdizione su questa terribile persecuzione.

“Ci stavano bruciando le case e siamo scappati qui”, racconta nel servizio di Gaston Zama un bambino costretto a vivere nel campo profughi. “Sparavano, bruciavano tutto e ci picchiavano”, dice un altro. Li abbiamo incontrati facendoci accompagnare da Suor Cristina, vincitrice dell’edizione del 2014 del talent show tv The Voice of Italy, per “riparare” al fatto che Papa Francesco non aveva nominato i Rohingya durante la sua visita in Myanmar. Con lei abbiamo raccolto le testimonianze di chi è fuggito da un genocidio sistematico.  
 

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