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Giornata contro il bullismo: Pierluigi e quella vita rovinata per sempre a scuola

Il 7 febbraio è la Giornata mondiale contro il bullismo e il cyber bullismo. Noi vi riproponiamo il servizio di Nina Palmieri con la storia di Pierluigi, a cui i bulli hanno rovinato la vita: ha 38 anni, ma è come se ne avesse 5

Il 7 febbraio è la Giornata contro il bullismo e il cyber bullismo. A subirli sono più le femmine che i maschi, sono esposte infatti alle violenze più comuni come offese, parolacce e insulti, ma anche derise per l’aspetto fisico o per il modo di parlare.

È un dramma che conosce bene Pierluigi, a cui i bulli hanno rovinato la vita all’età di 13 anni. “Oggi ne ha 38, ma si comporta come se ne avesse 5”, dice la mamma. “Io lo chiamo Sasso perché non sente freddo, caldo, fame. Non chiede mai niente, non ha più lacrime”.

Nina Palmieri ci ha raccontato la storia di Pierluigi nel servizio del 6 dicembre 2016. “Vive in un’insicurezza totale, prima di fare una cosa la chiede tre volte”, aggiunge il papà. Oggi Pierluigi è come se sopravvivesse perché ha smesso di vivere alle 11.30 del 31 ottobre del 1996, durante quella ricreazione che gli ha cambiato la vita. “Erano in tre, hanno iniziato a dargli pugni che sembravano cemento armato”, continua la mamma. Quello che è accaduto nelle ore successive non è chiaro. “Nessuno ha visto e sentito. Neanche un’ambulanza è stata chiamata”.

All’inizio Pierluigi vuole nascondere l’accaduto ai genitori e non parla. “Gli avevano giurato di farlo arrivare a casa in una bara se avesse parlato”, dicono i genitori che a scuola ricevono pure un consiglio che pare quasi un avvertimento. “La vicepreside ci ha sconsigliato di denunciare, altrimenti avremmo rischiato di avere 600 persone contro”.

Loro procedono per vie legali, tutto questo accade nel 1996, quando la parola bullismo era ancora quasi inesistente. E una denuncia del genere era davvero inusuale. Pierluigi aveva conosciuto sulla sua pelle il significato del bullismo anche prima di quella aggressione. “Gli hanno stracciato i quaderni e rubato la merenda. E perfino doveva pagare il pizzo per posteggiare lo scooter”, racconta il padre.

“Si è fatto un mondo tutto suo. Un tempo mi abbracciava, mi baciava, nonostante la sua epilessia”, racconta la madre. Forse introverso, ma non disabile. “Da 20 anni non esce di casa se non con suo papà perché da solo non riuscirebbe ad affrontare le crisi di ansia e panico. Dopo di noi, che cosa farà Pierluigi?”, si chiedono i genitori. Fa fatica ad esprimersi, ma per l’Inter e il calcio ha una grande passione. “Mi piacerebbe giocare in porta”, racconta a Nina. Così lei lo porta a vedere Inter-Napoli allo stadio San Paolo. Dopo tanto tempo Pierluigi esce dal suo guscio fatto dalle certezze della sua famiglia. “Appena rientrato a casa ci ha parlato come non ha fatto in vita sua” , scrive la sorella. “A momenti, non ricordavo più la sua voce”.

Guarda qui sotto il servizio di Nina Palmieri sulla storia di Pierluigi.

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