Giornata mondiale contro l'infibulazione: la storia di chi si è ribellato
Il 6 febbraio si celebra la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, che vengono ancora praticate soprattutto in Africa. In questa giornata, vi riproponiamo la storia di ribellione e coraggio di una giovane donna che si batte contro l'infibulazione alle pendici del Kilimangiaro
“Chi vuole il clitoride alzi la mano. Chi non vuole essere infibulata alzi la mano”. Così una coraggiosa masai lotta villaggio per villaggio contro l'infibulazione.
Vi riproponiamo la sua storia perché mercoledì 6 febbraio si celebra la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, che si traducono soprattutto nella pratica dell’“infibulazione”. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’hanno già subita da piccole 130 milioni di donne nel mondo e 3 milioni di bambine sono a rischio ogni nuovo anno.
Si tratta della rimozione degli organi sessuali esterni della donna, cioè del clitoride e in alcuni casi anche di altre parti. Il rituale è ancora vivo in alcune parti Africa e soprattutto tra le tribù Masai.
Con Luigi Pelazza, nel servizio che vedete qui sopra, vi abbiamo raccontato la storia di Nice, una donna di 25 anni che ha trovato il coraggio di ribellarsi a questa terribile pratica quando era solo una bambina. “Quando avevo 8 anni mio zio è venuto a casa di mio nonno e mi ha detto che era ora che facessi la circoncisione”. Ma Nice non vuole e decide di scappare di casa, perché sa a cosa potrebbe andare incontro: “Nel nostro villaggio abbiamo perso 3 ragazze per via di questa pratica”. Così, oggi Nice si batte affinché l'infibulazione sia fermata una volta per tutte.