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News | di Giulio Melis |

Lavorare per 2,5 euro all'ora: "E se stai al cellulare via 50 euro" | AUDIO

Iene.it pubblica l’ audio di un colloquio di lavoro di una ragazza italiana in un grande magazzino di abbigliamento cinese di una città del nord Italia. “La paga è di 2,5 euro all’ora e se fai ritardo ti togliamo 1 euro ogni minuto perso. Se guardi il cellulare non ti diciamo niente, e poi ti leviamo 50 euro dalla paga”. Ma la schiavitù non era stata abolita nell’Ottocento?

Se esistono degli schiavi sul lavoro, sono quelli costretti a lavorare per una paga di 2,5 euro all’ora. L'ultima terribile testimonianza arriva da un negozio di abbigliamento di una grande città dell'Emilia Romagna, e l’audio del colloquio di lavoro che vi facciamo ascoltare sopra ne è la prova.

Giulia, così chiameremo la ragazza italiana che ci ha mandato la registrazione audio del suo colloquio di lavoro, aveva portato il curriculum presso un negozio di abbigliamento gestito da cinesi. E quello che si sente dire dalla responsabile del negozio lascia davvero di stucco.

 “Te lo dico subito, il lavoro non è molto difficile ma facciamo tante ore – esordisce la responsabile, una ragazza cinese dall’ottimo italiano -. Qui si lavora dall’apertura alla chiusura, dalle 9 di mattina alle 8 di sera, con un’ora di pausa pranzo. Avete tre giorni di riposo al mese: la paga è di 700 euro”.

Facciamo due conti: 10 ore al giorno per 27 giorni lavorativi in un mese significa che Giulia guadagnerà 2,59 euro all’ora! Nei campi agricoli del sud Italia, durante la raccolta di agrumi e ortaggi, i migranti guadagnano 3 euro all’ora, e si può già tranquillamente parlare di schiavitù.

Le prospettive di crescita però, si affretta a spiegare la responsabile del negozio, ci sono: “Se tu impari bene le cose ti posso aumentare tranquillamente senza problemi: avrai un bonus di 50 euro ogni mese”.

E così come Giulia può guadagnare 50 euro in più, li può anche perdere, all’improvviso: “Chi vedo giocare con il cellulare non glielo dico, ma gli tolgo direttamente 50 euro – spiega ancora la ragazza a Giulia - . Se poi arrivi in ritardo, io tolgo un euro per ogni minuto di ritardo”.   

Il negozio è aperto tutti i giorni dell’anno, weekend compresi, ma in occasione delle  maggiori festività i titolari del negozio si dimostrano magnanimi: “A Pasqua noi lavoriamo, ma so che voi fate festa per il pranzo e quindi abbiamo dato due ore di pausa”. Troppa grazia, sant’Antonio…

E se anche voi avete registrato colloqui di lavoro di questo tipo, o lavorate in condizioni degne di uno schiavo moderno, raccontateci la vostra storia all’indirizzo email redazioneiene@mediaset.it

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