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Criptovalute: dal Bitcoin a Libra, nuova moneta e "sfida titanica" per Facebook | VIDEO

Mark Zuckerberg ha appena presentato la nuova moneta di Facebook. “Potrebbe eliminare le diffidenze verso le criptovalute”, dice Ferdinando Ametrano, esperto del settore, con cui commentiamo la novità e il nuovo rialzo del Bitcoin, che prende già piede in molte realtà come Rovereto in provincia di Trento dove viene usato per acquistare il giornale o fare spesa come ci ha raccontato Matteo Viviani

Il Bitcoin raggiunge il massimo in quotazione e Mark Zuckerberg presenta Libra, la nuova moneta di Facebook. Su Iene.it commentiamo queste novità dal mondo delle criptomonete con Ferdinando Ametrano, docente dell’Università Bicocca di Milano, che abbiamo conosciuto nel servizio di Matteo Viviani che potete vedere qui sopra.

“Libra potrebbe smarcare definitivamente la diffidenza verso le criptovalute”, spiega il professor Ametrano. “E in generale verso le forme digitali e private di trasferimento del valore, ponendo fine al paleolitico delle transazioni finanziarie lente, costose, costrette in definiti confini nazionali o valutari”.

Ventisette aziende sono pronte a supportare la nuova moneta digitale tra le quali ci sono i colossi delle telecomunicazioni. Zuckerberg promette privacy e sicurezza: “Al momento c’è un miliardo di persone che non ha un conto in banca ma possiede un telefono cellulare”, dice annunciando l’arrivo di Libra nel primo semestre del prossimo anno.

“Sfruttando gli oltre 2 miliardi di utenti Facebook, mira a essere una moneta globale, utilizzabile per i pagamenti e le rimesse internazionali, integrata anche per WhatsApp e Messanger”, spiega Ametrano. Andrà capito quanto gravosa sarà l’autenticazione necessaria per il suo utilizzo. Facebook finora ha dato un’esperienza utente molto semplice e fluida, ma fare un riconoscimento di tipo bancario facile, veloce e affidabile per oltre 2 miliardi di utenti è una sfida titanica”.

Libra potrebbe portare vantaggio anche al Bitcoin, ma quale scegliere tra i due? “Quest’ultimo non è inflazionario cioè non è creato per perdere valore in termini di potere d’acquisto”, sostiene Ametrano. “Invece Libra è una moneta stabile utile per i pagamenti, il Bitcoin è un bene rifugio attraente dal punto di vista speculativo”.

Il valore di un Bitcoin viene determinato dal mercato in base alla domanda e all’offerta. Più la gente li compra, più il loro valore si alza. E viceversa, meno persone li acquistano e meno hanno valore.  Con una differenza: “Assomiglia all’equivalente digitale dell’oro”, dice Ametrano. Anche loro hanno un limite in natura. “Il massimo è di 21 milioni di bitcoin, poi finiranno”. 

Ma perché usarli al posto degli euro? Nessuno può gestirlo, a parte chi lo ha, ci racconta Matteo Viviani nel suo servizio. Le banche non sono destinate a sparire, perché questa non è una battaglia contro di loro, ma a favore della libera gestione del proprio denaro.

Oggi la gente compra su Internet e acquista con moneta digitale che è centralizzata. Quella del Bitcoin invece è decentralizzata. Ed è soprattutto trasparente, prosegue il servizio, perché tutto è pubblico e senza intermediari. Esiste un registro non modificabile che verifica la disponibilità e la correttezza delle transazioni. Tutti possono controllare tutto.

Con Matteo Viviani siamo andati a Rovereto, in provincia di Trento: qui c’è chi si è immaginato in concreto come il Bitcoin possa essere realmente un’alternativa. Marco Amadori e alcuni suoi amici hanno trasformato Rovereto in una Bitcoin valley. “Lo scopo era quello di creare una realtà in cui si vive il denaro in maniera diversa”, dice Marco Amadori di Inbitcoin. “Ho chiesto al pizzaiolo di usare i bitcoin e poi il bar. Sempre più negozi hanno intrapreso questa strada”. Qui da 3 anni accettano i pagamenti, chi per gioco, chi per curiosità. I commercianti hanno dovuto semplicemente installare un’app sul loro tablet. E ora c’è chi paga il giornale, chi un taglio di capelli o l’aperitivo con i Bitcoin. Il negoziante emette poi lo scontrino con l’importo in euro su cui pagherà le tasse.

Ma c’è chi non la pensa così. “È uno strumento inaffidabile perché ha un valore troppo variabile. Non è una buona moneta quella in cui interviene una questione di fede”, sostiene Luca Fantacci, docente di Storia economica alla Bocconi. “Rende l’andamento degli affari completamente incerto. Si rischia di avere perdite o guadagni di denaro difficilmente prevedibili”.

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