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Perde al Lotto e uccide la tabaccaia: quando in gioco c'è la vita | VIDEO

C’è la ludopatia dietro il feroce omicidio con decapitazione di Reggio Calabria? Vi abbiamo raccontato questa dipendenza che distrugge le vite e che coinvolge migliaia di giocatori patologici nell’inchiesta sulla piaga delle slot e dei videopoker online

“Perdo al Lotto per colpa tua”. Per questo il filippino Billy Jay Sicat avrebbe ucciso a Reggio Calabria la tabaccaia Maria Rota. Il 43enne, secondo le ipotesi degli inquirenti, sarebbe entrato martedì nel negozio e avrebbe colpito a morte con una mannaia la titolare Maria Rota, 66 anni. L’uomo, di nazionalità filippina, pensava che la donna lo stesse truffando: in realtà era affetto da gioco compulsivo ed era arrivato perfino a giocarsi tutto lo stipendio della moglie. 

Secondo gli investigatori, la sua ultima giocata risale proprio a martedì, quando si è presentato nella tabaccheria. Ha chiuso la serranda dietro di sé e ha estratto una mannaia. La donna ha provato a gridare, a difendersi, ma il primo colpo le ha tranciato le dita di una mano. Poi altri colpi, con ferocia, uno dei quali ha decapitato la vittima.

Poi si è levato la maglietta sporca di sangue, ne ha indossata un’altra che si era portato dietro e ha tolto l’hard disk da un computer pensando che fosse collegato al sistema di videosorveglianza. I carabinieri sono risaliti a lui grazie alle immagini registrate dalle telecamere interne che in realtà erano rimaste perfettamente funzionanti. Quando lo hanno trovato, stava per partire.

Noi de Le Iene ci siamo occupati più volte, fin dal 2013 con Nadia Toffa, del dramma del gioco e più in particolare delle slot machine, come potete vedere dai servizi che vi riproponiamo qui sotto.

Il boom delle sale slot risale in Italia al 2010: con vetrine tutte uguali che non lasciavano intravedere cosa succedeva all’interno sostituivano man mano parrucchieri, salumieri, ristoranti, strangolati dalla crisi economica di quegli anni.

All’interno le luci sono soffuse, che sia pomeriggio o notte non cambia, lo scorrere del tempo non viene percepito. Per non far staccare le persone dalle macchinette, ci sono anche le salette fumatori. In tantissimi tentano la fortuna, ma il risultato è sempre lo stesso. E allora si affoga la delusione in un superalcolico che il più delle volte viene offerto dalla casa.

In questo mix ipnotico di fumo, alcol, colori più o meno ammalianti e musichette, quanto si spende? “C’è gente che almeno 800 euro li mette, poi ci sono i giocatori meno accaniti che magari giocano 200/300 euro alla volta. In media stanno dalle 2 alle 3 ore”, dice una barista di una di queste sale gioco alla Iena.

In alcune vie a Milano si contavano 7 sale gioco in meno di un chilometro e mezzo. Un proliferare continuo che ha portato l’Italia al terzo posto come volume di gioco, subito dopo a Giappone e Regno Unito e al primo per spesa pro capite con 1.450 euro all’anno.  

Sempre più persone si rivolgono al Sert per disintossicarsi, il Servizio per le tossicodipendenze. In quegli anni si contavano più di 15 milioni di giocatori: 3 milioni erano a rischio patologia mentre 800 mila erano malati. Si tratta di giocatori ludopatici che proprio non riescono a smettere di giocare: “È un come una droga che ti ipnotizza”.   

C’è chi si gioca l’intera pensione o i risparmi di una vita senza mai vincere e poi chi anche solo con un euro svuota le macchinette. Si può prevedere quando la slot raggiunge il massimo di soldi ed è pronta alla mega vincita? “La truffa è a livello informatico”, sostiene un gestore di videopoker. “Noi possiamo vedere in qualsiasi momento i dati aggiornati e individuare gli apparecchi che offriranno una vincita. Ci sono colleghi con 400-500 slot che assoldano gente pronta a farsi chilometri per andare ad trovare giocatori che svuotano le macchinette nel momento più opportuno”.   

Allora noi de Le Iene già nel 2013 abbiamo invitato 7 sindaci di città italiane ad aderire alla nostra campagna “Basta con le slot”. Come loro negli anni tanti altri hanno limitato il proliferare di slot machine. Molti offrono assistenza socio-sanitaria per il recupero dei ludopatici, altri hanno introdotto regolamenti “no slot” che impediscono alle sale gioco di aprire nei pressi di luoghi sensibili come scuole, chiese e oratori. 

Tempi passati? Purtroppo per niente. È di queste ore la polemica tra il vicepremier Luigi Di Maio e i vertici di Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Con il decreto dignità il governo giallo-verde ha introdotto il divieto assoluto di fare pubblicità al gioco d’azzardo. “Non sono da considerarsi pubblicità le informazioni limitate alle sole caratteristiche dei vari prodotti e servizi di gioco offerto”, fa sapere l’Agcom. Quindi una società concessionaria potrebbe essere ancora libera di far sapere all’utente che il montepremi di una slot è arrivato a un milione di euro. Non si è fatta attendere la replica del leader del Movimento 5 Stelle: “Il gioco d’azzardo è come una droga: rovina ragazzi, adulti e intere famiglie. Ma che Stato è uno Stato che fa le leggi e l’Agcom, che è un’autorità indipendente, le stravolge?”.

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