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Papa Francesco: "Evacuate i migranti nei lager libici". Noi li abbiamo incontrati

Domenica l'appello del Santo Padre per salvare i migranti intrappolati nei lager libici. Uomini e donne prigionieri dei centri di raccolta dei migranti nel paese africano ora in guerra. Gaetano Pecoraro ne ha incontrati alcuni e questi  ci hanno raccontato di botte, torture e carenze igieniche. I soldi delle Ong italiane arrivano davvero a quei disperati?

"Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per i profughi che si trovano nei centri di detenzione in Libia, la cui situazione, già molto grave, è resa ancora più pericolosa dal conflitto in corso. Faccio appello perché specialmente le donne, i bambini e i malati possano essere al più presto evacuati attraverso corridoi umanitari”.

Papa Francesco, parlando ai fedeli riuniti in piazza San Pietro per ascoltare il Regina Coeli, torna sul dramma dei migranti in viaggio dall’Africa all’Europa, e bloccati nella palude libica.

Un paese, la Libia, in queste settimane ancora più a rischio per i migranti, che devono evitare di cadere vittime dei combattimenti per le strade e dei raid dell’aviazione ripresi dopo l’attacco del generale Haftar alle forze del governo internazionalmente riconosciuto di Al Serraj.

Un incubo nell’incubo, perché il paese africano è da tempo sotto accusa per il trattamento inumano riservato agli uomini, alle donne e ai bambini “intrappolati” nei centri di detenzione finanziati anche dall’Unione Europea. Finanziamenti, in particolare quelli italiani, di cui ci ha parlato anche il nostro Gaetano Pecoraro nel servizio che potete vedere qui sopra.

Lo Stato italiano, insieme ad altri paesi, finanzia infatti alcune Ong per dare un aiuto ai migranti detenuti in Libia: ma quello che abbiamo scoperto racconta una realtà ben oltre l’immaginabile.

Il nostro Gaetano Pecoraro ha incontrato nove ragazzi che sono stati in questi centri per migranti, veri e propri “lager” nei quali non c’era cibo né spazio per sedersi, con appena due bagni per 800-900 persone. Uno di questi migranti ha raccontato a Le Iene di essere stato torturato fino a perdere i sensi, anche con i cavi dell’elettricità. E gli altri ragazzi intervistati raccontano storie molto simili, di pestaggi quotidiani con bastoni e catene. All’interno di quei centri ci sarebbe  assoluta carenza di igiene, con i materassi per dormire distribuiti solo in occasione di visite di ispezione,  e poi subito ritirati una volta terminata la visita.  E molti altri migranti, come vi abbiamo raccontato nel servizio,  finirebbero poi nelle mani di trafficanti di uomini senza scrupoli, che spremono soldi alle famiglie per liberare quegli sventurati. La loro sola colpa? Aver cercato una vita migliore in Europa, finendo però per rimanere intrappolati in quell’inferno chiamato Libia.

Gaetano Pecoraro era stata due anni fa in uno di questi centri e già allora, prima dell’arrivo degli aiuti delle ong italiane, la situazione che vi avevamo mostrato era assolutamente disastrosa.

Questa nuova inchiesta di Gaetano Pecoraro accende i riflettori sui finanziamenti ottenuti dalle ong italiane per aiutare questi migranti nei centri di raccolta e di detenzione.  Ong che si dicono sicure che beni e servizi inviati a quei centri siano effettivamente arrivati ai destinatari, e che nei i campi ci siano realmente medici, psicologi, infermieri, e naturalmente farmaci. Ma una delle testimonianze raccolte da Geatano Pecoraro parla di tre ragazzi che nel maggio del 2018 sarebbero stati lasciati morire di tubercolosi senza che venissero forniti di quei medicinali che teoricamente erano stati pagati e consegnati dalla nostra cooperazione.

E allora ci chiediamo: arrivano davvero ai migranti i soldi della cooperazione italiana in Libia?

 

 

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