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Migranti, naufragio dei bambini: a processo due ufficiali per omicidio colposo

L’11 ottobre 2013 morirono a largo di Lampedusa 268 persone, tra cui 60 bambini. Erano quasi tutti profughi siriani in fuga dalla guerra civile. Con Roberta Rei noi de Le Iene avevamo intervistato Mohanad Jammo, un superstite che ha perso due figli nel naufragio

Due ufficiali italiani vanno a processo con l’accusa di omicidio colposo per il naufragio dell’ottobre del 2013 in cui morirono 268 persone, di cui 60 bambini. Si tratta di Leopoldo Manna, ufficiale della sala operativa della Guardia costiera, e del comandante della sala operativa della Squadra navale della Marina, Luca Licciardi. Ai due la procura contesta i reati di rifiuto d’atti d’ufficio e omicidio colposo: avrebbero ordinato a una nave militare italiana di tenersi a distanza dal barcone che affondava. Il processo inizierà il 3 dicembre a Roma.

La tragedia è avvenuta l’11 ottobre del 2013. Il barcone, un peschereccio crivellato di colpi che trasportava 480 profughi siriani, era partito dalla Libia ed era diretto a Lampedusa. A 61 miglia dalla costa italiana inizia ad affondare, ma il comando della squadra navale ordina alla nave Libra della Marina militare italiana, che si trovava a un’ora di navigazione, di non intervenire in attesa dell’arrivo delle unità maltesi. Il naufragio si trasforma in una strage: a morire sono 268 persone, di cui 60 bambini. Per questo è stato tristemente rinominato “il naufragio dei bambini”.

Noi de Le Iene avevamo raccontato con Roberta Rei questa tragedia attraverso la storia di Mohanad Jammo, un medico che era a bordo del peschereccio e che si è salvato, nel servizio che potete vedere qui sopra. È riuscito ad arrivare in Europa e trovare la salvezza dalla guerra civile, ma due dei suoi figli sono morti. Mohanad ha lancia un messaggio durissimo: “Cinquecento persone hanno rischiato di morire per colpa della decisione di pochi. L’Italia è un paese civile, questa cosa non doveva succedere”.

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