Monte Stallonara, la beffa della “terra dei fuochi romana” | VIDEO
Roberta Rei racconta l’incredibile vicenda del quartiere romano di Monte Stallonara, costruito su una discarica abusiva e abitato da 5mila inquilini che sarebbero stati truffati dalle cooperative che l’hanno costruito. Inquilini che si sono fatti a proprie spese le strade e gli allacci e che adesso rischiano di essere sbattuti in mezzo alla strada
“Io devo sapere se la casa dove vivo mi fa ammalare perché, se io qui non ci posso vivere, qualcuno mi deve mandare via”. A parlare è una dei 5mila abitanti del quartiere di Monte Stallonara, a Roma. Persone hanno scoperto di abitare sopra una discarica abusiva e che sarebbero vittime di una odiosa truffa.
“Io ho due bambini e rischio di finire in mezzo alla strada”, dice alla nostra Roberta Rei una mamma disperata.
Le case di Monte Stallonara sono state costruite da una serie di cooperative che aveva promesso di edificare un intero quartiere residenziale secondo il piano di zona approvato. Piano di zona che, in teoria, avrebbe dovuto significare questo: il Comune mette i terreni e la Regione Lazio finanzia imprese pubbliche e cooperative che offrono le case, a prezzi vantaggiosi, a famiglie con reddito basso, che non possono permettersi un mutuo proprio.
Ma quelle cooperative prima avrebbero chiesto agli inquilini di diventare soci e poi avrebbero promesso l’apertura di un mutuo collettivo, intestato alla stessa cooperativa. Gli inquilini, di fatto, avrebbero dovuto versare ogni mese alle cooperative la quota da girare poi alle banche che hanno erogato il mutuo.
“Eravamo convinti di prendere qualcosa di economico e sicuramente di controllato”, racconta una delle abitanti alla Iena.
Un progetto molto allettante insomma, che prevedeva tutti i servizi del caso: scuole, una chiesa, negozi, parchi pubblici. Ma una volta entrati in quelle case, gli inquilini di Monte Stallonara non trovano né le strade, né il gas che rifornisca le abitazioni e neppure le fogne.
“Ci alimentavamo con il gpl, gli ascensori non erano funzionanti, mio marito si caricava la bombola per quattro piani a piedi e in casa mia si congelava”, aggiunge un’altra inquilina.
All’inizio gli abitanti del quartiere credono nella buona fede delle cooperative. “Ci dissero che c’erano dei problemi perché il Comune non rilasciava alcuna autorizzazione e quindi lì per lì gli abbiamo anche creduto”.
Ma sono passati dieci anni e la situazione a Monte Stallonara è rimasta la stessa. Anzi è peggiorata: quando piove il quartiere diventa una risaia impraticabile, con le case al piano terra e le cantine che si allagano.
La situazione è talmente precaria che la strada di collegamento tra le case alla fine se la sono fatta gli abitanti, autotassandosi, come già avvenuto per il gas e per la rete idrica. Ma come se non bastasse, dopo un grave incendio estivo, gli inquilini scoprono l’esistenza di un’area di più cento ettari di rifiuti abusivi sotterrati, a pochi metri dal quartiere. Una discarica di cui, in realtà, c’era notizia sin dal 1987!
A Monte Stallonara, avendo costruito le case su quel terreno così instabile, le frane sono all’ordine del giorno. “Una parte del piazzale sta sprofondando e si sta portando via il muretto del mio vicino”, spiega a Roberta Rei un’altra inquilina.
Qualche tempo fa l’ex procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone si è interessato al caso di Monte Stallonara, sottolineando la grave situazione dei rifiuti interrati a pochi metri da quelle case.
Ma la vera beffa è arrivata poco dopo, quando gli abitanti riuniti in comitato hanno scoperto che le cooperative non avrebbero potuto venderle quelle case, ma solo darle in affitto. E invece le cooperative gli avrebbero fatto credere di averle comprate, di essere diventati proprietari.
E non solo non sono in affitto, come il piano di zona stabiliva, ma oggi non hanno neanche alcun titolo per stare in quelle case. E per di più hanno sborsato cifre di molto superiori al valore stabilito per legge. Un disastro assoluto, insomma.
Monica, una degli abitanti di Monte Stallonara, ci mostra una carta nella quale sono indicate presunte migliorie, che hanno gonfiato a dismisura il valore della sua casa. Migliorie, neanche a dirlo, che non sono state mai effettuate.
Parliamo di lavori per milioni di euro: dove sono finiti quei soldi?
Spiega un inquilino: “Abbiamo gli estratti conto di uno dei conti correnti della cooperativa, da cui emerge che quei soldi sono stati spesi per auto, gommisti, carte di credito, eccetera“.
Soldi che sarebbero dovuti andare a pagare il mutuo alla banca erogatrice, che adesso non avendo ricevuto nulla chiede agli inquilini almeno 2.2 milioni di euro. Questo significa che forse quelle case andranno all’asta e gli abitanti dovranno ricomprarsele una seconda volta.
Roberta Rei va da alcuni dei titolari delle cooperative coinvolte nella presunta truffa. Giampaolo Tundo, consigliere di amministrazione di una di queste, si rifiuta di rispondere e si allontana in auto mentre Gina Giuliani, dirigente di una altra cooperativa, nega di aver mai detto agli inquilini che le case le avrebbero potute comprare. “Queste persone non stanno nella merda come dice lei, stanno benissimo e le strade e gli altri servizi dovevano essere costruiti non da noi, ma da un consorzio”. Peccato però che quel consorzio, ha scoperto Roberta Rei, era partecipato anche dalla cooperativa della signora Giuliani.
Dopo anni di denunce dei cittadini queste cooperative sono state rinviate a giudizio per truffa e truffa aggravata e tra gli indagati c’è proprio la signora Gina Giuliani e Giampaolo Tundo.
Ma la cosa ancora più incredibile è che, anche in questi giorni, nel quartiere è ancora pieno di manifesti che invitano all’acquisto degli appartamenti di un “nuovissimo quartiere in via di sviluppo”.
Un agente immobiliare, che incontriamo con telecamera nascosta, dice: “Qui hai la particolarità di stare in un quartiere in cui puoi respirare, la senti anche subito l’aria . È un affare, meglio di così che vuoi?”
Le Iene vanno a chiedere spiegazioni all’onorevole Roberto Morassut, che, quando è stata scelta per l’edificazione l’area di Monte Stallonara, era assessore all’urbanistica.
“Io all’epoca non mi occupavo dei piani di zona”, ci dice e spiega che della discarica si sapeva dal 2008. Lo smentisce Roberta Rei, che gli fa vedere un documento di una seduta del 2005, in cui si parla di una vecchia discarica e in cui lui era presente, ma Morassut spiega: “Essere presente non vuol dire essere titolare del procedimento”. Proviamo comunque a strappargli la promessa di porre attenzione sul problema drammatico di questi inquilini e lui conferma: “Ci attiveremo ma nell’ambito delle competenze del ministero dell’ambiente, ve lo prometto”. Non resta che attendere per scoprirlo.