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Morto a 20 anni sotto un treno: “Vogliamo verità dalle Istituzioni” | VIDEO

La famiglia di Diego Andreani, morto 20enne investito da un treno, non si dà pace e vuole verità. Dopo oltre 5 anni dalla tragedia si appellano anche al ministro Danilo Toninelli

“Abbiamo depositato in Procura una nuova perizia tecnica per riaprire il caso. Ci appelliamo al ministro Danilo Toninelli perché sia fatta piena luce sulla morte di nostro figlio”. Lo annuncia Roberta Andreani, la mamma di Diego, nel video che potete vedere qui sopra. Il ragazzo è morto all’età di 20 anni sotto un treno della Milano-Asso. Da quel giorno la famiglia non si dà pace e già per due volte il caso è stato archiviato come ci ha raccontato il nostro Andrea Agresti.

“Una nuova perizia appura un’incongruenza tra i dati che ci hanno fornito”, sostiene Roberta. Per la famiglia, le sbarre del passaggio a livello dove è morto il figlio erano alzate quando è passato il treno. Siamo a Inverigo in provincia di Como lungo la Milano-Asso. È il 22 dicembre del 2013, Diego esce per fare jogging. A casa lo aspettano per le 14, ma lui non arriva. Muore investito al passaggio a livello poco distante dalla sua casa. Si è trattato di una fatalità o un errore? La famiglia non ha dubbi: “Le sbarre erano alzate perché lui stava correndo quando è stato impattato sul lato destro. Lo dimostrano la frattura della gamba destra, il trauma toracico e la ferita sulla faccia”, spiega la sorella Monica nel servizio di Andrea Agresti. “Ma non ha rotto il braccio destro perché correndo lo aveva più indietro rispetto al corpo”.

L’incidente è avvenuto alle 13 esatte, ma dai documenti del 118 risulta che la chiamata sia partita alle 13.10. “Perché questo ritardo? In quei momenti mio figlio respirava ancora”, dice la mamma. Partono le indagini per omicidio colposo contro ignoti. In meno di un mese si chiudono senza alcun colpevole. Così, la famiglia Andreani inizia le sue indagini. Partono proprio dai dati della scatola nera del treno. “Ci accorgiamo che le pagine con queste informazioni sono incomplete”.

Per la ferrovia invece l’incidente è riconducibile solo a una negligenza del ragazzo. Cioè è passato sotto le sbarre. E in base ai documenti forniti da Ferrovienord il passaggio a livello ha iniziato a chiudersi alle 12.56 di quel giorno. Cioè, 4 minuti prima dell’impatto con Diego. Una volta avvenuta la tragedia però lo scenario pare differente. “Sono sicuro di averle viste alzate con il treno fermo e il corpo del ragazzo tra i binari”, dice un testimone. È tra i primi ad accorgersi dell’investimento perché abita a pochi metri di distanza.  

Dopo oltre 5 anni e due archiviazioni avvenute nel 2014 e nel 2017, la famiglia cerca ancora la verità. “Abbiamo presentato un’istanza per riaprire le indagini. Abbiamo incrociato i dati della scatola nera del treno con quelli della scatola nera delle sbarre e ci siamo accorti di un’incongruenza”, spiega la mamma. “Emerge che il treno si è fermato 300 metri prima del passaggio a livello dove Diego è stato investito. Invece il convoglio si è fermato 260 metri dopo l’impatto. Questa è l’ennesima incongruenza che ci lascia basiti, vogliamo delle risposte dopo 5 anni”.

Oltre che alla Magistratura, i genitori di Diego fanno appello a tutte le istituzioni a partire dal ministero dei Trasporti di Danilo Toninelli. “Vogliamo che venga fatta luce una volta per tutte sulle reali cause della morte di nostro figlio affinché le linee ferroviarie tra le più trafficate d’Italia, siano oggetto di interventi di ammodernamento a tutela della sicurezza della collettività”.

Guarda qui sotto il servizio completo di Andrea Agresti.

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