Mose: dal governo 320 milioni per completarlo. Ma potrebbe essere inutile | VIDEO
Il premier Conte presiede il comitatone per Venezia e stanzia gli ultimi 320 milioni di euro per completare il Mose, che dovrebbe salvare la città. Un’emergenza di cui ci ha raccontato il servizio di Giulio Golia
Fine dei lavori per il Mose al 31 dicembre 2021 e stanziamento dei 320 milioni di euro mancanti. Lo ha deciso il comitatone per Venezia presieduto dal premier Giuseppe Conte, alla presenza di alcuni ministri, del sindaco Brugnaro e del governatore del Veneto Luca Zaia.
Il governo Conte ha confermato il finanziamento di 5 miliardi e 493 milioni per l’opera: “Sono state prese delle decisioni molto importanti – ha spiegato il sindaco di Venezia -, son stati ripartiti i fondi, non solo per Venezia, che non erano stati deliberati. Il comitatone è andato molto bene, abbiamo visto che c'è la volontà del governo di risolvere le cose”.
E sarebbe davvero l’ora, visto il gravissimo ritardo con cui viaggia il progetto del sistema di paratie che dovrebbe proteggere Venezia dall’acqua alta, e dopo la gravissima alluvione dei giorni scorsi. Ve ne abbiamo parlato con il servizio di Giulio Golia, che potete rivedere qui sopra.
La Iena ha parlato con esperti che ci raccontano i sistemi alternativi al Mose, che avrebbe dovuto essere terminato addirittura nel 1995.
Sono passati 24 anni e il sistema ci è già costato oltre 6 miliardi di euro, mentre altre città europee sembrano avere risolto un’emergenza simile. Pensiamo a Londra o sul fiume Ems in Germania, con sistemi già entrati in funzione e con costi di realizzazione molto più bassi di quelli del Mose. C’è poi il caso dell’olandese Rotterdam, dove è stata creata la più grande diga mobile del mondo: quella barriera è costata meno della metà di quella che dovrebbe proteggere Venezia.
Ma anche se il Mose superasse tutti i problemi di cui vi parliamo nel servizio, ce n’è un altro che non sembra risolvibile: il sistema è stato progettato per essere utilizzato tra le 10 e le 30 volte. Con l’innalzamento previsto del mare, però, si renderebbe necessario chiudere le bocche di porto tra le 300 e le 400 volte all’anno: in pratica ogni giorno.
Oltre ai problemi tecnici ed economici, occorrerebbe affrontare anche il tema ambientale: chiudere costantemente la laguna provocherebbe dei profondi cambiamenti nella flora e nella fauna che popolano le acque di Venezia.
Un’altra soluzione, però, potrebbe esistere: “Alzare Venezia”. A raccontarlo a Giulio Golia è Giuseppe Gambolati, professore di ingegneria dell’università di Padova.
Il progetto del professore prevede di iniettare acqua di mare attraverso delle pompe a profondità differenti nel sottosuolo, producendo un effetto di rialzamento che potrebbe arrivare fino a 30 centimetri.
“Dopo dieci anni Venezia sarebbe sollevata di 30 centimetri”, spiega il professore. Per lui non esiste il rischio di spezzare la città. “Alzando uniformemente la zona non ci sarebbe possibilità di provocare rotture”. E tutto questo permetterebbe di utilizzare il Mose molto di meno. Nonostante l’apparente entusiasmo per questa soluzione, non si è mai arrivati vicini a realizzare davvero il progetto. “Sarebbe costato tra i 200 e i 250 milioni di euro”.
La storia del Mose, il cui funzionamento è spiegato molto bene in questo vecchio servizio di Alessandro Sortino, è anche quella di un uso spregiudicato dei fondi a esso destinati: è il 2014 quando il Mose viene travolto da un grave scandalo di corruzione e tangenti, di cui vi abbiamo parlato qui.
Il simbolo di questo scandalo è l’ex governatore veneto Giancarlo Galan, che ha patteggiato due anni e dieci mesi per corruzione nell’ambito dell’inchiesta e che oggi deve risarcire 5,2 milioni di euro alla regione Veneto.
Giulio Golia lo sente al telefono e lui, sull’ipotesi di restituire quei soldi, si mette a ridere: “Sarà nella prossima vita, nella quarta o quinta reincarnazione, non so”. Galan racconta anche di sapere con precisione dov’è finito il miliardo di euro che sarebbe stato distratto illegalmente dai fondi destinati alla realizzazione del Mose. Senza però spiegare di più.