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Multopoli: 16 milioni di euro di multe cancellate alla casta? | VIDEO

Roma è travolta da un nuovo scandalo: sparivano contravvenzioni a vip, funzionari, poliziotti e carabinieri per un totale di circa 16 milioni di euro. Indaga Roberta Rei

Emma Coli è un’impiegata del comune di Roma da 32 anni e già dal 1996 ha cominciato a denunciare stranezze e anomalie nella gestione delle multe. La sua prima segnalazione, ormai 23 anni fa riguardava 12.500 verbali che invece di essere notificati erano stati archiviati. Insomma, multe che invece di venire riscosse sono state chiuse nel cassetto.

Visto che per legge una percentuale dei soldi ricavati dalle multe deve essere destinato alle opere pubbliche, come la manutenzione delle strade, è proprio uno spreco per una città che ne avrebbe bisogno come Roma (vedi problema buche…).

Emma dopo aver denunciato questo fatto viene privata del riconoscimento economico per la produttività che aveva ricevuto fino all’anno prima. Lei però continua a denunciare anche gli anni dopo e per il suo comportamento integerrimo riceve altre sanzioni che le recano anche dei danni economici.

Oltre i demansionamenti, sanzioni e mancati aumenti di stipendio, Emma pagherebbe anche con la sua salute il prezzo per la battaglia che ha deciso di combattere. È costretta a cercare aiuto psicologico e farmacologico per sostenere lo stress che vive.

Nel 2011 Emma trova uno scatolone pieno di documenti e verbali abbandonati. Quando lo comunica via mail al suo capo, Pasquale Libero Pelusi, lui chiede di archiviare tutto senza ulteriori verifiche. Poco dopo, Emma riceve un’altra email con una richiesta ancora più singolare, annullare multe e cartelle di pagamento se destinate a forze di polizia, ministeri ed enti istituzionali. Insomma, per loro il Codice della strada non è obbligatorio.

Questo non si può fare perché fino a prova contraria “la legge è una e vale per tutti”, come dice Roberta Rei al capo di Emma. Ma annullare le multe a precise categorie di persone creerebbe una divisione tra “cittadini di serie B” che devono rispettare il codice della strada e “cittadini di serie A” che possono fare più o meno quello che vogliono.

Emma Coli propone di fare le cose seguendo le regole. “Chiunque riceve una multa può fare ricorso e chiedere che la sanzione venga annullata, ma l’annullamento di tutte le multe destinate a una targa specifica non va bene”. Pelusi risponde con una mail dove oltre a lei ci sono in copia tutti i suoi colleghi in cui definisce “stronze” le proposte di Emma.

Le multe non venivano solo archiviate, venivano proprio cancellate dal sistema informatico. E a cancellarle sarebbe stato lo stesso Pelusi, il capo di Emma. Dopo questa segnalazione Emma riceve un’altra mail dove il suo capo definisce “stupida” la segnalazione, perché lui in qualità di direttore poteva farlo. A questo punto Emma Coli avvisa l’allora sindaco Marino che però non risponde. In compenso a Emma arriva una denuncia penale per calunnia e diffamazione, poi archiviata perché le sue segnalazioni erano nell’interesse dell’amministrazione e nell’esercizio delle sue funzioni.

Arriva il 2014 e stremata Emma decide di rivolgersi alla Corte dei Conti e così scoppia lo scandalo Multopoli nel quale vengono indagate 197 persone. Dalle indagini emerge che il comune non avrebbe incassato multe per un valore di circa 16 milioni di euro.

La Coli viene cacciata dal dipartimento, è stato proprio Pelusi a chiedere la revoca dell’incarico.

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