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Myanmar, 7 anni a due giornalisti per i servizi sul genocidio dei Rohingya

Confermata la condanna per i reporter dell’agenzia di stampa britannica Reuters: indagavano sul massacro di dieci Rohingya da parte dell’esercito birmano. In un reportage di Gaston Zama abbiamo raccontato il massacro sistematico della minoranza musulmana da parte di militari ed estremisti buddisti e le condizioni disumane in cui vive chi è riuscito a fuggire nei campi profughi del Bangladesh

È stata confermata la condanna a sette anni di carcere per i due giornalisti dell’agenzia di stampa britannica per aver aver “violato la legge sul segreto di stato del Myanmar”. Wa Lone, 32 anni, e Kyaw Soe Oo, 28 anni, sono stati arrestati nel dicembre 2017 mentre indagavano sull’uccisione da parte dell’esercito birmano di dieci Rohingya. “Il verdetto di primo grado non era sbagliato ed era conforme alle leggi in vigore, il tribunale decide di respingere l’appello”, sostiene il giudice dell’Alta corte regionale di Yagon. I due giornalisti potranno fare appello ora solo alla Corte suprema birmana, procedimento per il quale potrebbero volerci circa sei mesi.  

“L’esito di questo caso ci dirà molto sull’impegno del Myanmar per lo stato di diritto e la libertà di parola”, aveva detto l’avvocato Amal Clooney, moglie del noto attore George, che si è unita al team di legali impegnato nella difesa dei due giornalisti. La conferma della condanna arriva qualche mese dopo il rapporto Onu nel quale l’esercito birmano è stato accusato di “genocidio” nei confronti della minoranza musulmana.

Noi de Le Iene in un reportage di Gaston Zama dell’11 aprile 2018 (sopra vedete l’estratto che riguarda i due giornalisti, in basso ve lo proponiamo integralmente) abbiamo documentato le condizioni in cui i Rohingya, che sono riusciti a sfuggire al massacro sistematico da parte di militari ed estremisti buddisti, sono costretti nei campi profughi in Bangladesh, dove si trovano ora in circa 700.000.

Con Suor Cristina (sì, la vincitrice del talent show “The Voice”) siamo andati in quei campi, dove le persone vivono senza cure e acqua potabile, tra continue epidemie, in quella che secondo l’Onu è attualmente la più grave emergenza umanitaria del mondo.

“Ci stavano bruciando le case e siamo scappati qui”, racconta un bambino nei campi profughi. “Sparavano, bruciavano tutto e ci picchiavano”, ricordano altri piccoli. “Siamo venuti via per le atrocità dei buddisti. Ci uccidevano, e non eravamo liberi”, racconta un altro Rohingya.

Per capire davvero la drammaticità di questa emergenza, guardate qui sotto il reportage integrale di Gaston Zama sul genocidio dei Rohingya in Myanmar.

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