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Opera Pia Ruffini, operai ridotti in miseria dalla Chiesa: licenziamenti legittimi | VIDEO

Per il tribunale del lavoro di Palermo sono legittimi i 42 licenziamenti dell’Opera Pia Ruffini. Per gli ex dipendenti, di cui ci aveva parlato il nostro Filippo Roma, ci saranno anche dei risarcimenti

Sono legittimi i 42 licenziamenti dell’Opera pia cardinale Ernesto Ruffini. A dirlo sono i giudici del lavoro di Palermo. Per gli ex dipendenti sono stati concordati i risarcimenti che ammontano a 38mila euro per ciascuno. Del loro dramma causato dal fallimento dell’Opera Pia, ci aveva parlato in due servizi il nostro Filippo Roma.

La Iena era andato a parlare con monsignor Corrado Lorefice, l’arcivescovo di Palermo e presidente della stessa Opera Pia. L’ente gestiva centri per bambini, anziani e disabili. Nonostante incassasse centinaia di migliaia di euro di finanziamenti pubblici, ha annunciato di essere sull’orlo del fallimento e ha smesso di pagare e poi licenziato 42 dipendenti, con decine di migliaia di euro di stipendi mai pagati, lasciandoli allibiti. “Non ci credo più alla Chiesa. È finita, basta”, ci dice uno di loro.

Successivamente Lorefice, in qualità di arcivescovo, ha dato una parte dei soldi, salvo poi riprenderseli indietro come presidente dell’Opera Pia. “È da ritenersi un ente pubblico. E come tale non ha procedure di licenziamento collettivo. Quindi sono nulli”, diceva l’avvocato degli ex lavoratori, Nadia Spallitta. Il legale ci ha rivelato che l’ente di monsignor Lorefice godeva di finanziamenti pubblici. Infatti nel 2017 aveva ricevuto circa 2 milioni e mezzo di euro dalla Regione Sicilia, dal comune di Palermo e dall’Azienda ospedaliera.

Nonostante tutti questi soldi pubblici, i 42 dipendenti sono stati licenziati a un passo dalla pensione. Il tribunale del lavoro oggi conferma la linea dell’Opera Pia, riconoscendola come ente di natura privatistica. “A causa dell’acclarata e incontestabile crisi dell’ente sono stati sospesi i servizi”, spiegano dal Cda. “Per questo vengono dichiarati risolti i rapporti di lavoro ed è esclusa ogni possibilità di reintegrazione dei lavoratori”. Per una parte di loro c’è anche una buona notizia, infatti riceveranno un risarcimento di 38mila euro, pari a 18 mensilità. “Siamo parzialmente soddisfatti perché con questi soldi i lavoratori più anziani potranno pagare i contributi e avviarsi alla pensione”, commenta l’avvocato Spallitta.

Guarda qui sotto il primo servizio di Filippo Roma.

 

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