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Marco Pantani oggi avrebbe 49 anni: incastrato col doping e poi ucciso?

Uno dei più grandi campioni del ciclismo oggi compirebbe 49 anni. Con Alessandro De Giuseppe vi spieghiamo perché i controlli antidoping al Giro d’Italia 1999 potrebbero essere stati manipolati e perché la sua morte potrebbe essere un omicidio  

Marco Pantani avrebbe compiuto oggi, 13 gennaio, 49 anni. La storia e la vita del grandissimo ciclista di Cesenatico si sono fermate 15 anni fa, il 14 febbraio 2004, con la sua morte in un residence di Rimini quando aveva 34 anni. La versione ufficiale dice che a ucciderlo è stata un’overdose di cocaina. Vent’anni fa, il 5 giugno 1999, la sua carriera aveva ricevuto un colpo terribile: venne squalificato per doping dal secondo Giro d’Italia che stava stravincendo, dopo la doppietta Giro e Tour de France dell’anno prima.

In due inchieste, che vi riproponiamo integralmente, Alessandro De Giuseppe ci ha raccontato quest’anno come questa storia potrebbe dover essere completamente riscritta. Ecco dunque perché al Giro 1999 potrebbe essere stato incastrato e cinque anni dopo a Rimini, ucciso.

Giro 1999, come hanno incastrato Pantani?
Nel primo servizio di Alessandro De Giuseppe del 14 febbraio 2018, torniamo a quel 5 giugno 1999 quando Marco Pantani venne bloccato per doping a Madonna di Campiglio prima della penultima tappa del Giro d’Italia che stava dominando. Noi abbiamo la ragionevole certezza che sia stato incastrato. Da quel giorno piombò in una spirale che lo portò a una grave depressione e alla morte, di cui vi parleremo tra poco.

Alessandro De Giuseppe ci spiega tutto quello che non torna nelle analisi del suo sangue che hanno portato alla squalifica per doping. Il massaggiatore Roberto Pregnolato racconta come la sera prima controllò i suoi valori ed erano normali: “È inutile essere ipocriti, in quel periodo ognuno si aiutava, il valore dell’ematocrito era 48”. Il limite consentito era a 50. La mattina dopo, ai controlli antidoping, il suo valore è 53, scatta la squalifica e il dramma sportivo e umano per Pantani, che si sentì “fucilato in pubblico”.

Marco si è sempre detto innocente e parla subito di un complotto. Sei ore dopo l’esplosione dello scandalo rifa le analisi e il suo valore torna a 48, come la sera prima. Un ematologo del San Raffaele, che ha lavorato per anni nell’antidoping, ci sostiene, analizzando tutti i valori, come le due analisi non tornano. “Il campione di Madonna di Campiglio potrebbe essere stato alterato” dice, e ci spiega come è semplicissimo e veloce farlo, aspirando plasma.

Nel processo ci sono poi molti altri elementi che non tornano tra loro. Solo uno dei tre medici che fecero il controllo accetta però di parlarne con la Iena. Perché Marco sarebbe stato incastrato? Alcuni sostengono che sia stata la camorra che aveva accettato troppe scommesse sulla sua vittoria a quel Giro e avrebbe perso così troppi soldi. Ivan Gotti, che prima si era dichiarato disponibile a rinunciare alla vittoria del Giro 1999, con noi si tira indietro. Così è Alessandro De Giuseppe a riportargli simbolicamente il trofeo sulla tomba, perché “caro Marco, quel Giro l’hai vinto tu”.

Ecco qui sotto il servizio integrale di Alessandro De Giuseppe: guardandolo potrete seguire tutti i dettagli che ci portano alla ragionevole certezza che Marco Pantani nel 1999 sia stato incastrato.
 


Rimini 2004, come è morto veramente Marco Pantani?
Nel secondo servizio di Alessandro De Giuseppe del 3 ottobre 2018, partiamo mostrandovi le immagini girate dalla polizia scientifica due ore dopo il ritrovamento del cadavere di Marco Pantani in un residence di Rimini alle 20.30 del 14 febbraio 2004. La sua morte è stata archiviata come una sorta di suicidio da overdose di cocaina.

Vi mostriamo tutto quello che non torna in questa versione perché crediamo che sulla morte di questo grandissimo campione non è stato ancora detto tutto. Il ciclista dopo il caso doping era finito in depressione e faceva in effetti uso di cocaina, dice Tonina, la mamma di Pantani, convinta di una cosa: “Marco è stato ucciso, ci sono troppe, troppe cose che non tornano”.

C’è una pallina bianca di coca trovata attorno al corpo, che appare nel filmato della polizia e che non c’era secondo le testimonianze di quattro dei primi soccorritori. La stanza è completamente sottosopra, però di rotto non c’è niente, ci sarebbe perfino un lavandino che è stato smontato e portato vicino alla porta all’ingresso e che poi nel video torna al suo posto. Anche la cocaina sparsa un po’ ovunque che si vede nel filmato, non c’era secondo un soccorritore. Per la magistratura sono tutti “ricordi imperfetti”. Compaiono anche tre giubbotti invernali e avanzi di cibo in un cestino che secondo le ricostruzioni non ci sarebbero dovuti essere.

E le tre telefonate fatte da Pantani alla reception quella mattina chiedendo di chiamare i carabinieri perché c’erano persone che gli davano fastidio? Nessuno ne vuole parlare, come di altre circostanze. Anche sulla quantità (grandissima) di cocaina trovata nel suo corpo, sulla forma della macchia di sangue attorno al cadavere e sui segni trovati sul corpo ci sono moltissimi dubbi (“Un occhio fuori dalla testa, lividi in mezzo alla schiena, l’hanno detto i poliziotti che l’hanno fotografato: lui l’hanno ammazzato”, dicono gli ex amici).

Il punto centrale che escluderebbe, secondo i magistrati, l’omicidio è che nessuno poteva entrare nella sua stanza senza essere visto. Pietro Buccellato, l’usciere del residence, che quella sera buttò giù la porta e trovò per primo Pantani morto, conferma le discordanze con le ricostruzioni ufficiali e, soprattutto, ci spiega come dall’uscita secondaria verso il garage si può entrare e uscire senza appunto essere visti da nessuno. E l’ispettore della Polizia Daniele Laghi che fece quelle indagini che dice? Non risponde ad Alessandro De Giuseppe.

“Io mi sono promessa una cosa: non mi devo ammalare, non mi posso ammalare, perché io devo arrivare alla verità”, ci dice mamma Tonina. “Non voglio vendetta, voglio giustizia”.

Guardate qui sotto il servizio “Com’è morto veramente Marco Pantani?”, per ripercorrere meglio tutti i nostri dubbi.

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