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“Così non sopravviviamo”. Perché i pastori sardi protestano | VIDEO

La protesta dei pastori sardi che versano latte di pecora per le strade, per colpa del crollo dei prezzi, continua. Con Alice Martinelli siamo andati a capire le loro motivazioni e siamo entrati nella loro vita

Da giorni i pastori sardi stanno protestando contro il prezzo del latte che viene pagato appena 60 centesimi al litro. Le immagini delle taniche rovesciate per strada riempiono giornali, tg e web.

Se siamo arrivati a questa situazione è perché in Sardegna ci sono circa 12 mila piccole aziende che producono 3 milioni di quintali di latte di pecora e poi ci sono i caseifici che comprano questo latte e lo trasformano in pecorino. Ma se da una parte la produzione di latte è cresciuta negli ultimi anni, la produzione di pecorino invece è scesa. Quindi per la legge della domanda e dell’offerta, il prezzo del latte è crollato.

“Il problema è che 60 centesimi al litro è un prezzo che non ci permette nemmeno di coprire i costi vivi di produzione, ne servirebbero almeno 80”, ci dice un pastore. “Persino l’acqua costa più del latte”.

Alice Martinelli ha passato una giornata in compagnia di uno di questi pastori, una persona che ama le sue pecore e le conosce tutte per nome, ama la terra e con il suo lavoro ha sempre mantenuto la famiglia. “Senza mai giorni di ferie, Natale, Pasqua, Ferragosto: ogni giorno è un giorno di mungitura”. Ma gli ultimi eventi lo stanno schiacciando. Perché questa situazione finisca bisogna trovare nuovi mercati e nuovi accordi tra chi produce il latte e chi lo consuma. “Dateci un euro per un litro di latte, così riusciamo a pagarci le bollette”. Dopo aver lanciato questo appello, il pastore torna al lavoro.

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