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F.a.d., la pesca illegale che uccide il Mediterraneo | VIDEO

Luigi Pelazza, con l’equipaggio della sezione italiana di Sea Shepherd, ci mostra un metodo di pesca molto diffuso nel Mediterraneo che ogni giorno riversa in mare tonnellate di plastica e uccide pesci ed ecosistema marino

Luigi Pelazza ci racconta un metodo di pesca illegale e pericoloso, molto diffuso nel Mar Mediterraneo.

Parliamo dei cosiddetti f.a.d. illegali, ovvero accrocchi creati per attrarre molti pesci in una zona limitata di mare, che inquinano l’habitat marino con tonnellate di plastica.

Tutto questo accade nel Mediterraneo che, dice l’Onu, è “il mare più sovrasfruttato al mondo”.  Se nel resto del pianeta infatti il 33% della vita marina rischia di non potersi più riprodurre, nel Mediterraneo questo numero arriva addirittura al 62%.

Con l’equipaggio di Sea Shepherd italia, una ong che si occupa di tutela ambientale, navighiamo nelle Eolie alla scoperta di questo metodo di pesca così dannoso per il mare.  

Basti pensare che in tutto il Mediterraneo ci sono oltre 1,5 milioni di f.a.d. abbandonati dai pescatori, una vera trappola mortale.

Il sistema di pesca è ingegnoso: un filo di plastica ancorato in fondo al mare tiene in superficie delle foglie di palma, per creare l’ombra sotto la quale si radunerà, attirata anche da microorganismi posizionati allo scopo, una gran quantità di pesci. Nel momento della massima concentrazione dei pesci arrivano i pescatori che con le loro reti a circuizione tirano su tutto ciò che c'è dentro.

“Nel solo tratto di mare intorno alle isole Eolie, di questi accrocchi illegali ce n'è un bel po', 10mila fad con 6,7,8 taniche e bottiglie cadauno sopra”, racconta Andrea Morello, presidente di Sea Shepherd italia, “quindi parliamo di centinaia di migliaia di bottiglie riversate nel mare ogni anno”

Un volontario della ong ci racconta una scena a cui ha assistito: “Abbiamo trovato delle tartarughe che erano strozzate al collo o impigliate con le pinne in questo filo di polipropilene e molto frequentemente, pur di scappare perdono l'arto e finiscono quasi sempre per morire”. Un vero allarme, insomma.

E pensare che una soluzione ci sarebbe ed è anche obbligatoria per legge. Basterebbe infatti utilizzare del materiale organico biodegradabile, sia per il filo che tiene il f.a.d. ancorato al fondo, sia per quei bidoni che servono per tenerlo a  galla.  Ma il problema ci spiegano, ancora una volta, è legato ai soldi: “Il polipropilene è molto economico rispetto a un materiale biodegradabile come può essere la canapa, che costa di più”.

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