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Spacciatori di tv pirata: “pezzotto” e abbonamenti illegali | VIDEO

Che cosa c’è dietro il "pezzotto"? Alessandro Di Sarno ci porta fino in Olanda a conoscere gli spacciatori della tv pirata, quelli degli abbonamenti alle pay tv di appena 12 euro. Per un “servizio” completamente illegale

Si chiama "pezzotto" ed è una scatoletta che permette di vedere canali televisivi a pagamento italiani ed esteri pagando appena 12 euro al mese. Viene gestito dagli spacciatori di server della tv pirata.

Alessandro Di Sarno si mette sulle tracce di una delle aziende che gestisce questi traffici. Tutto è totalmente illecito. Il pezzotto è in pratica un server che parte fuori dall’Italia, i pirati si abbonano a qualsiasi network disponibile che poi manda il segnale ad altri server all’estero che riescono a moltiplicarlo centinaia di volte. I server sono in Francia, Repubblica Ceca, Romania, Emirati Arabi, Germania. Chi la fa da padrona è l’Olanda in cui si appoggiano la metà dei flussi pirata destinati al nostro Paese.  

Sono consapevoli di essere complici di un business illegale legato alla criminalità organizzata? Alessandro Di Sarno si mette sulle tracce di una delle aziende che gestisce questi traffici: la Worldstream. Con questa domanda la Iena è partita per l’Olanda spacciandosi per un potenziale trafficante. Parliamo con il direttore marketing ci porta a vedere questi server, tutti chiusi in una stanza. “Vogliamo ritrasmettere il segnale di alcune pay tv tramite il nostro centro e passare da voi”, dice Di Sarno. “Certo che si può”, gli rispondono. “Per voi è meglio avere server basici anziché solo server potenti perché se uno dovesse andare offline anche il vostro stream andrebbe uguale”.

L’affare è quasi fatto. Di Sarno chiede discrezione. “Non condividiamo informazioni con nessuno e garantiamo la totale riservatezza”, assicura il manager che ci confida di ricevere oltre 10mila mail di abusi al giorno. A questo punto decidiamo di rivelare la nostra vera identità. “Noi non ignoriamo nessun reclamo, li processiamo tutti”, si difende il manager. Così ci fa parlare con un collega, il direttore del dipartimento abusi della società. Anche con lui la musica però non cambia.

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