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Pezzotto e business illegale: prima stangata dalla Spagna | VIDEO

Un giudice iberico condanna una società che trasmetteva illegalmente le partite della Liga a multe per quasi 500mila euro. Con Alessandro Di Sarno vi abbiamo raccontato degli affari d’oro dei venditori di pezzotto e dei boss della camorra che gestiscono nell’ombra il business miliardario

L’Europa si muove contro il pezzotto. La stangata contro l’industria della pirateria tv, di cui vi abbiamo raccontato con i servizi di Alessandro Di Sarno, arriva dalla Spagna.

Un giudice ha spagnolo ha infatti condannato una società, colpevole di avere diffuso illegalmente le partite di calcio della Liga, a risarcimenti complessivi per quasi 500mila euro.

I promotori di questo pezzotto spagnolo hanno infine accettato la proposta di diventare clienti ufficiali della Liga, acquistandone i diritti di trasmissione.

Vi abbiamo raccontato di questo enorme giro d’affari nei servizi di Alessandro Di Sarno. Parliamo di quasi 7 milioni di abbonati in Italia, e oltre 1 miliardo di euro di proventi all’anno.

Il pezzotto è un dispositivo che permette di vedere in maniera illegale canali tv a pagamento che richiederebbero un abbonamento. Con il pezzotto tantissimi canali, che se messi insieme dovrebbero essere pagati più di 200 euro al mese, vengono messi a disposizione per soli 12 euro al mese. Un business del tutto illegale, in buona parte legato ai clan della Camorra.

Con Alessandro Di Sarno abbiamo cercato di capire come funziona e si organizza questo business. Il nostro viaggio è iniziato circa un anno fa a Napoli, dove abbiamo incontrato la base di questa piramide illegale: gli installatori. E, se alla base ci sono loro, ai vertici troviamo gli amministratori, cioè le persone che gestiscono la distribuzione e la vendita di tutti gli abbonamenti. Qualche settimana fa ne abbiamo intervistato uno che era stato arrestato e che rischia la condanna per associazione a delinquere. Queste sono le persone che guadagnano di più all’interno della piramide. “Al mese guadagnavo sui miei 40mila user almeno un euro a user. Entravano circa 40mila euro al mese”. Tra gli installatori e gli admin ci sono i reseller, venditori all’ingrosso di pezzotti che superano mediamente i 1.000 utenti.

Ci siamo poi infiltrati in uno dei gruppi di venditori all’ingrosso più grandi d’Italia e siamo riusciti a ottenere un appuntamento con un reseller.  “Nel mio gruppo siamo in 109”, ci spiega. “Ogni gruppo ha 1.000 utenti”. Si tratterebbe quindi di un giro d’affari da oltre un milione di euro al mese. Ci fingiamo convinti a comprare da lui gli abbonamenti e gli diamo appuntamento nel parcheggio per dargli i soldi in cambio dei codici degli abbonamenti. E quando ad aspettarlo trova la nostra Iena, reagisce così: “Io non vendo niente”, ci dice. “Io ho due figli per favore!”, e scoppia in un pianto disperato: “Non arrivo a fine mese”. La Iena gli chiede per chi lavora. “È un gruppo troppo gigantesco non so neanche io chi sono i capi. Sono flussi che arrivano tutti dall’Europa e anche fuori. Io guadagno 10 euro a abbonamento”. E ci parla di “un boss troppo grande, uno che è nel giro da tanti anni, è il proprietario dei flussi”. Lo stesso che in un audio che aveva mandato su Telegram, con un accento del sud urla: “Dovete stare attenti! Voi siete reseller. Ognuno che ha qualche problema mi chiama a me su Telegram”.

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