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Salvini e l'editore “censurato” che ama il fascismo | VIDEO

Filippo Roma incontra l’editore di Altaforte, Francesco Polacchi, a cui dopo molte polemiche il Salone del Libro di Torino ha negato lo spazio per presentare il suo libro-intervista su Salvini. Il 33enne, con un passato militante e di piazza nell’estrema destra, si dichiara orgogliosamente fascista

È assurdo pensare che Benedetto Croce poté pubblicare il manifesto degli intellettuali anti-fascisti e a noi non ci fanno pubblicare un libro su Salvini”.

A lamentarsi di una sorta di “censura intellettuale” è un uomo che si dichiara orgogliosamente fascista. Filippo Roma incontra Francesco Polacchi, il 33enne editore di Altaforte che in questi giorni è al centro delle polemiche per la vicenda del libro-intervista di Matteo Salvini. Il Salone del Libro di Torino lo ha cacciato dai suoi stand, cancellando la presentazione del libro della giornalista Chiara Giannini “Io sono Matteo Salvini”, a seguito delle polemiche sulle dichiarazioni choc dello stesso Polacchi. 

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Sono fascista e Mussolini è stato il più grande statista del secolo scorso”, aveva detto Polacchi ai microfoni della trasmissione radiofonica “La Zanzara”. Dichiarazioni che, oltre all’esclusione dal salone del Libro, gli sono valse una denuncia da parte della sindaca di Torino Chiara Appendino e del presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino, con la richiesta di valutare il reato di “apologia di fascismo”.

Quando Filippo Roma fa a notare a Polacchi la contraddizione di essersi lamentato di questa esclusione, lui che apprezza un regime politico che ha praticato costantemente e violentemente la censura, risponde: “Hai provato a provocarmi”. “Ma non è che più che camerata sei un compagno?”,  gli fa eco Filippo Roma e lui, dopo una risata e si fa serio e dice: “Commercialmente ci hanno danneggiato”. 

Polacchi è un editore “sui generis”, con un passato da leader di Blocco Studentesco, organizzazione giovanile del movimento di destra Casapound, con la quale non aveva paura di affrontare bastone alla mano i militanti dei centri sociali e dei collettivi di sinistra. Ve lo mostriamo proprio nel corso del servizio.

È il 29 ottobre 2008 e a Roma si sta svolgendo una manifestazione studentesca contro i tagli alla scuola decisi dal decreto Gelmini. Da un lato i collettivi studenteschi di sinistra e dall’altro, nettamente inferiori come numero, i giovani di Casapound.

A guidare i manifestanti del Blocco Studentesco, bastoni tricolore in mano, è proprio Francesco Polacchi. “Sono venuti in cinquecento dai centro sociali, e comunque noi non ce ne siamo andati, perché non ce ne andiamo!”, urla Polacchi alle telecamere che seguono la manifestazione.

Per alcuni interminabili minuti i due schieramenti si fronteggiano a pochi metri l’uno dall’altro ma all’improvviso dai collettivi di sinistra parte la carica e il lancio di oggetti contundenti. È guerriglia, con i due schieramenti che si fronteggiano a colpi di bastone e mazze da baseball.

Alla fine la polizia riesce a riportare l’ordine, caricando sul furgone anche molti dei militanti di estrema destra. Polacchi mentre viene accompagnato sul cellulare della polizia cerca di difendere i suoi: “Questo è l’odio politico! Noi oggi eravamo qui a protestare contro questa riforma e ci volevano tagliare fuori. Perché? Voglio sapere il perché. Mi faccio mette' io dentro, no loro! Non c’entrano niente, questi ragazzi stavano qua per caso, ve lo giuro”.

Polacchi è ancora oggi convinto militante di Casapound, l’organizzazione protagonista nei giorni scorsi delle proteste di Casal Bruciato contro l’assegnazione di una casa popolare a una famiglia di Rom.

 

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