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Ponti della Liguria: dati falsificati, crolli e bulloni che cadono | VIDEO

Pezzi di cemento, grondaie addirittura bulloni e viti di quasi 400 grammi. Gli abitanti della zona raccontano quello che cade dal viadotto Bisagno di Genova, uno dei ponti che passa sopra le case. I tecnici avrebbero falsificato i dati anche sul suo stato. Giulio Golia è andato a parlare con il procuratore

Il 14 agosto dello scorso anno il ponte Morandi crollando si è portato via 43 vite. Solo una settimana fa è toccata la stessa fine anche al Madonna del monte lungo la A6 che collega Savona a Torino, travolto da una frana che non ha lasciato dietro di sé vittime solo per miracolo. Poche ore dopo altri due ponti sulla Genova-Alessandria sono stati chiusi su indicazione della procura di Genova che sta indagando sul crollo del Morandi.

A Genova c’è un altro viadotto, uno dei pochi che passa sopra i palazzi: il Bisagno. Giulio Golia è andato a parlare dai residenti che da anni convivono con il ponte sopra la testa e situazioni davvero inquietanti.

“Secondo i nostri tecnici erano a rischio le solette di isolamento, se ci va un camion pesante può crollare” sostiene Francesco Cozzi, procuratore capo di Genova. Dalle verifiche sul ponte Morandi sono emersi dettagli agghiaccianti: “I report presentavano deficit di informazioni. Si affermavano positivamente i controlli che avevano dato un certo risultato senza che corrispondesse un’ispezione effettiva”.

Secondo la Procura, Spea, la società incaricata delle verifiche, avrebbe scritto falsi report in cui emergevano strutture più sicure di quanto in realtà non lo fossero. Il governo intanto sta valutando di revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia che gestisce oltre 3mila chilometri di strade sul territorio italiano. Come se non bastasse, Spea fa parte dello stesso gruppo di Autostrade. Chi controlla sarebbe in realtà come la sorella del controllato.

Intanto Genova in questi giorni si è trovata praticamente isolata. Una zona a rischio idrogeologico è quella del torrente Bisagno che passa tra le case e sotto il viadotto che da lui prende il nome. “Ad aprile di quest’anno è caduto davanti ai nostri occhi un bullone. Un operaio di Autostrade ci ha chiesto scusa, più di questo non è stato fatto”, racconta un residente che in passato ha assistito a casi simili. “Nel 2017 è caduto un collarino di quelli che tengono su i pluviali. Ha sfondato l’auto di mia moglie”. Un’altra residente ha addirittura collezionato i vari pezzi che sono caduti in questi anni: “Un pezzo di grondaia di due metri, un bullone di 370 grammi e poi pezzi di cemento. È una situazione paradossale. Autostrade ci ha detto che è staticamente sicuro, però ha bisogno di una ristrutturazione”.

Il Bisagno è uno dei viadotti attenzionati dalla procura che si aggiunge al filone dei presunti falsi report. “È emerso che i cassoni non sono stati oggetto di ispezione da diversi anni”, racconta il procuratore Cozzi. In procura se ne sono accorti perché negli ultimi anni davano sempre gli stessi risultati. “Io reputo che i tecnici che hanno omesso di fare degli accertamenti si sono uniformati a linee aziendali. Dalle indagini è emerso che in qualche caso gli è stato detto di non fare quei numeri”. In un’intercettazione si sente l’ex responsabile di Autostrade Donferri Mitelli: “Devo ridurre al massimo i costi, cosa sono tutti questi 50? Me li dovete togliere tutti”, cioè voti troppo negativi per i ponti. Perché più è alto e più il ponte è rovinato, quindi pericoloso. Se tutto questo fosse verificato sarebbe gravissimo.

Tra i ponti sotto la lente della procura c’è il Pecetti, chiuso qualche settimana fa. Dai documenti emerge una situazione davvero preoccupante: “La relazione risulta falsificata modificando le cifre riportate”, si legge. “Non si può pensare che continui un modo di procedere anche dopo una tragedia di questo tipo. Non c’è nessun elemento che lo giustifichi”, commenta Cozzi.

Da quest’anno Autostrade ha tolto il controllo dei ponti a Spea dandole a un’altra società esterna: “È accaduta una cosa singolare che per alcuni ponti sottoposti a ispezioni risultano gradi di ammaloramento più intenso rispetto a quello di 3 mesi fa. In alcuni casi si traduce con chiusura immediata”. Nelle intercettazioni compare il nome di Andrea Indovino, un ingegnere di Spea: “Guarda che dietro ho un mittente pesante…”. Secondo l’ipotesi investigativa sarebbe qualcuno di Autostrade. Giulio Golia è andato a parlare con lui: “Ho sempre fatto il mio lavoro con serietà, quelle intercettazioni sono state interpretate”. 

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