Il nuovo progetto di don Gino Rigoldi: “Aiutiamo chi esce dal carcere minorile” | VIDEO
Si chiama “Credito al futuro”, è l’ultimo progetto di don Gino Rigoldi per aiutare chi esce dal carcere minorile Beccaria di Milano. Gaetano Pecoraro ha incontrato il sacerdote che festeggia 80 anni che gli parla di politica, fede e Chiesa togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe
Dal 1972 è al fianco degli ultimi. In particolare di quelli del carcere minorile Beccaria di Milano. Lui è Virginio Rigoldi, per tutti don Gino, un prete di strada. E ancora prima di essere sacerdote è un padre. Papà di 4 figli adottati, ma anche di tanti altri strappati dalla criminalità. In questi giorni don Gino compie 80 anni.
Gaetano Pecoraro l’ha incontrato per fare un bilancio della sua vita. Finiti gli studi in seminario non viene ordinato sacerdote perché ritenuto non pronto. Solo diversi anni dopo, la Curia si accorge delle sue doti nel trattare con i giovani e ci ripensa. “Io non ho paura di mescolarmi nelle vicende, anche le più atroci”, ci dice don Gino. “La situazione più dolorosa? Ritrovarsi a piangere con il primario di un ospedale per la morte di un ragazzo tossicodipendente”. In questi casi il dolore è tanto ma forse la gioia di vederli salvi è ancora più grande.
“Ci vuole pazienza. Bisogna saperli cazziare duramente, ma anche esserci nel momento del bisogno”, dice don Gino che abita con 8 ragazzi strappati dalla strada. Uno di loro è Azim, un ragazzo siriano scappato dalla guerra 6 anni fa. Suo fratello era un combattente dell’Isis e anche lui è stato accusato di questo. “Mi hanno trovato foto e video sul cellulare. Pensavano che io fossi venuto qui per quello. A 17 anni mi ha condannato a 3 di carcere”, racconta Azim. “Conoscendo don Gino ho trovato lavoro e tante cose. E qualche mese fa mi ha adottato a tutti gli effetti andando in Tribunale”. Come lui, un altro ragazzo è stato strappato dalla strada. In passato ha avuto problemi per furti a Rozzano, ma un giorno ha conosciuto don Gino: “Con lui ho smesso di rubare perché ha fatto il contrario di tutto quello che gli altri facevano con me”.
Il suo segreto è proprio quello di riuscire a fidarsi, anche del ladro, del bugiardo e del criminale. “Loro sono ragazzi che hanno poca fiducia in sé stessi e negli altri. E hanno una mancanza di paternità e della vita”. Con il sacerdote parliamo anche di com’è la Chiesa oggi: “È molto clericale. Il parroco è quello che decide, quindi non è aperta nei fatti. Magari neanche nella liturgia, basti guardare che ha un linguaggio assolutamente incomprensibile. Signore pietà di qui, Signore pietà di là. Oppure: mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa”.
Per lui la Chiesa dovrebbe dire altro. “Gesù Cristo era un rivoluzionario pericoloso che ha irritato la classe dirigente dei suoi tempi. Parlava di uguaglianza, condivisione dei beni. L’hanno accoppato perché era un rivoluzionario. Per lui erano tutti uguali: le donne, i ricchi che hanno il compito di condividere con i loro fratelli. Tutto questo lo ritroviamo nelle parole di Papa Francesco”. Ci parla anche di com’è cambiata la politica in questi anni: “Una tragedia. È più saggio non fidarsi, guardarsi alle spalle. Se poi sono stranieri ci dicono che sono qua a mangiare la nostra minestra. Oggi dicono il contrario di quello che c’è scritto nel Vangelo. È difficile fidarsi degli altri, ma se non si sorride mai, nessuno ti sorriderà”.
A 80 anni don Gino ancora non molla. Oggi si è messo in testa un nuovo progetto. “In uscita dal Beccaria incontro ragazzi che non hanno neanche i soldi per il biglietto del tram. Per la prima settimana, ce la fanno. La seconda, così così. E la terza li trovano da qualche parte”. Per farli ripartire il sacerdote ha avviato un progetto il cui obiettivo è tutto nel nome: “Credito al futuro”.
Per sostenerlo e donare 2 euro basta mandare un sms al 45587.