Al lavoro senza paga: il caso della clinica psichiatrica La Chimera | VIDEO
In Calabria c’è una struttura d’eccellenza, che assiste 17 pazienti psichiatrici gravi. Da oltre un anno la Regione non la finanzia più, così ha accumulato 900mila euro di debiti. La colpa sarebbe della stessa Regione, che non avrebbe mandato una semplice ispezione dopo alcuni lavori
La Residenza La Chimera, in provincia di Reggio Calabria, è una comunità protetta per pazienti con disturbi psichiatrici gravi.
Luigi Pelazza incontra alcuni dei 17 ospiti della struttura, per la maggior parte affetti da schizofrenia e disturbo bipolare e assistiti a tempo pieno e in modo amorevole da uno staff di ben 22 professionisti.
Pazienti come Franco, amante del canto e della musica, che prima del servizio militare non aveva mai risentito di disturbi del genere.
La giornata degli ospiti si sviluppa tra somministrazione dei farmaci e terapia riabilitativa, che parte anche dai piccoli gesti di autonomia quali pulire stanze e bagni. Sempre sotto la strettissima supervisione del personale.
Alla Chimera non sembra proprio di stare in una clinica psichiatrica, perché ambienti e clima sono quelli di una casa famiglia, che ha l’obiettivo di trasmettere serenità e allegria. E di rieducare appunto all’autonomia.
Luigi Pelazza trascorre una giornata con gli ospiti e con il personale, facendosi raccontare la storia di alcuni. Come quella di un altro che spiega di aver perso la memoria da 5 anni dopo la caduta in un burrone. Quando però parliamo con il suo medico questi ci spiega: “Non ha perso la memoria, è semplicemente non cosciente della sua patologia. Ha allucinazioni uditive e visive, dice di vedere e parlare con i morti.”
Farsi curare, per chi soffre di queste patologie, è una missione impegnativa e non tutti si sentono pronti ad accettarla. Come una donna, che sembra ossessionata dalla visione di serpenti, e a Luigi Pelazza racconta: “Tutti mi vogliono male.”
Un uomo invece dice di aver dato fuoco alla sua casa, perché glielo avrebbero detto delle “vocine”. “Mi dissero la puoi bruciare e io ho preso e l’ho bruciata. Nell’orecchio l’ho sentito dire da loro”. E loro sarebbero 4 gattini con cui dice di avere a che fare ogni minuto della sua giornata.
Ora però questa clinica così attenta e importante è a rischio chiusura, perché lo staff non viene pagato da aprile 2018. Questo perché, sostiene il titolare Giuseppe, a marzo 2018 un’ ispezione dei Nas trova tutto in regola, tranne alcuni muri aggrediti dall’umidità.
La struttura esegue in pochissimo tempo i lavori necessari a ripristinare quei locali ma succede che la commissione regionale che avrebbe dovuto fare uscire una nuova ispezione di controllo, non la manda.
Il risultato? La Regione Calabria avrebbe chiuso ufficialmente la clinica perché lei stessa non ha fatto eseguire l’ispezione di verifica degli avvenuti lavori di ripristino per l’umidità. Per questo La Chimera finisce di ricevere i finanziamenti con i quali pagare il personale e le spese di struttura.
Nulla è cambiato però da quel giorno all’interno de La Chimera, che continua regolarmente ad assistere i pazienti. Non senza difficoltà, in primo luogo perché nessuno viene pagato da oltre un anno.
“Siamo al collasso, io faccio quasi 300 chilometri al giorno. Ho un bambino di 3 anni e mezzo e mio marito non lavora. Non ce la faccio più!”, racconta una delle infermiere.
Oggi La Chimera, non ricevendo più le sovvenzioni previste, ha accumulato ben 900mila euro di debiti.
Ma non può chiudere: alcuni dei pazienti hanno commesso infatti gravi reati, come una donna che ha tentato di uccidere il padre con una chiave inglese, e quindi non possono stare in carcere ma devono restare in una struttura come questa.
“Il paradosso è che nonostante noi siamo formalmente chiusi e non possiamo più esercitare, i giudici ci chiedono ancora posti letto”, spiega Giuseppe, il titolare dell’attività.
Anche Giuseppe non può mollare, costretto nonostante tutto ad andare avanti perché altrimenti potrebbe rischiare così la reclusione da sei mesi a cinque anni.
Noi de Le Iene siamo andati allora dal commissario straordinario alla sanità calabrese, il generale Saverio Cotticelli, che a Luigi Pelazza dice: “Non c’è solo La Chimera, ce ne sono altre venti di strutture analoghe che erogano servizi senza essere pagate. Io farò pagare tutti, è giusto che chi ha lavorato sia retribuito. Lo faccio oggi stesso”.
La parola del Generale si tramuta, in pochi minuti, nella decisone di iniziare a mandare a La Chimera 500mila euro e nel proposito di mandare quanto prima la commissione di ispezione affinché la Chimera, se dovesse superarla, possa riprendere anche formalmente a lavorare.