Reddito di cittadinanza: “A casa a girarmi i pollici”. Li aiutiamo? | VIDEO
Nelle parole del ministro Luigi DI Maio, il reddito di cittadinanza doveva non solo dare un aiuto economico a chi è disoccupato, ma aiutarlo concretamente a trovare un lavoro. Sono passati sette mesi da quando è stato introdotto, ma le cose non sembrano andare proprio come era stato promesso. Ecco le storie di Francesca, Pasquale e Fabio e come aiutarli a trovare lavoro
Fabio, Pasquale e Francesca prendono il reddito di cittadinanza, ma non hanno ancora trovato un lavoro. Qui sotto trovate le loro schede. Se qualcuno volesse offrirgli un lavoro o fare un colloquio, scrivete a nonvoglioildivano@gmail.com
FABIO: “Ho molta voglia di lavorare, aspetto solo di essere messo alla prova”
Milano - Cologno Monzese
Età: 25
Studi: Diplomato in meccanica
Esperienze lavorative: Elettricista
PASQUALE: “Sono disposto a spostarmi per il lavoro”
Napoli (disponibile a spostarsi)
Età: 26 anni
Studi: Laureato in giurisprudenza
FRANCESCA: “Un lavoro significherebbe la libertà di essere autonoma e non chiedere niente a nessuno”
Civitavecchia (Roma)
Età: 26 anni
Mamma single
Esperienze lavorative: barista, badante, donna delle pulizie
Il 6 marzo 2019 il ministro Luigi Di Maio ha dato il via al reddito di cittadinanza. Si tratta di un contributo economico offerto dallo Stato per le persone in difficoltà che non hanno un lavoro. Non solo, le persone che lo percepiscono dovrebbero anche essere aiutate nella ricerca di un lavoro. Sono passati più di sette mesi da quando è stato introdotto e 900mila italiani hanno ottenuto i soldi del reddito.
Fabio, Francesca e Pasquale sono tre ragazzi che vivono grazie al reddito di cittadinanza. Ma per ora quel lavoro tanto sponsorizzato dal governo giallo-verde non l’hanno proprio visto. “Noi non vogliamo far stare le persone sul divano mentre prendono il redito di cittadinanza”, aveva promesso Di Maio. Ma le cose invece sembrano andare proprio così. Questi tre ragazzi vivono in zone diverse d’Italia: Fabio a Milano, Francesca vicino Roma e Pasquale a Napoli. Hanno tutti meno di 30 anni e vivono in condizioni modeste.
C’è Fabio, che se la cava alla grande in tutti i lavori informatici. Poi c’è Francesca, 26 anni, mamma single con un bimbo. Quando si è ritrovata sola, si è rimboccata le maniche come barista o facendo le pulizie. Infine c’è il super qualificato Pasquale, 26 anni, laureato in giurisprudenza. Ha lasciato la carriera in tribunale per aiutare economicamente la famiglia. “Quando è venuto a mancare mio padre ho dovuto lasciare”, racconta a Gaetano Pecoraro. “Ho iniziato a mandare curriculum ovunque. Addirittura ne avevo fatti due: uno con e uno senza laurea”. Il motivo è semplice: “Quando sei troppo qualificato non ti prendono”.
I tre ragazzi il 6 marzo scorso sono andati ai Caf delle loro regioni, i centri che gestiscono le domande del reddito di cittadinanza. Sono risultati idonei: 500 euro al mese per Fabio, 900 per Pasquale e 670 euro per Francesca.
Dopo l’accettazione il destinatario del reddito dovrebbe essere contattato dai centri per l’impiego. È qui che entrano in campo i “navigator”, cioè le persone che dovrebbero aiutare gli italiani a trovare lavoro. “Io non li ho mai visti questi navigator”, dice Pasquale. E intanto il tempo stringe: “Il reddito di cittadinanza ha una durata iniziale di 18 mesi”, ci spiega. In pratica lo Stato in questi dieci mesi che mancano alla scadenza dovrebbe dare lavoro a 900mila persone.
“Io voglio lavorare, voglio sporcarmi le mani, tornare a casa stanca. Ho voglia di fare”, dice Francesca alla Iena. Abbiamo mandato i tre giovani a chiedere informazioni sui posti di lavoro. Fabio va al Caf, uno dei più grandi di Milano, che gli ha accettato la domanda del reddito. E un dipendente ci dice che solo due persone sono state chiamate per vedere questi famosi navigator.
Come vanno le cose al sud? Anche Pasquale va al Caf a Napoli. “I soldi li danno ma non troveranno mai lavori da dare a tutti quelli che hanno il reddito”, dice un impiegato. Al secondo Caf in cui va le cose vanno anche peggio. “Cazzo ti sei laureato a fare in giurisprudenza, ci stanno 50mila avvocati a Napoli”, ci dice uno degli addetti. “Per me proposte di lavoro non te le daranno mai”.
Ma i famosi navigator, quelli che dovrebbero aiutare appunto nella ricerca del lavoro, che fine avranno fatto? “Sono spariti. Tutto fermo, non sappiamo neanche come andrà a finire”, ci dice un addetto del centro per l’impiego di Milano. A Napoli le cose non vanno meglio. “Proposte di lavoro non sono arrivate, è tutto molto aleatorio”, ci dicono a un altro centro per l’impiego.
Per adesso l’unica che è stata chiamata per incontrare questi navigator è Francesca. Così a un centro per l’impiego a Roma ci troviamo finalmente di fronte a loro. Peccato che quello che manca, ancora una volta, sia l’offerta di lavoro!
Non ci resta che andare direttamente da Luigi Di Maio. Gaetano Pecoraro gli ha raccontato la storia dei nostri tre amici. “I navigator sono stati assunti”, dice il ministro. Non ci risulta. “Non sono stati assunti? E dove stanno?”. Veramente dovrebbe saperlo lui. “I navigator funzionano così: noi abbiamo assunto 3mila persone a livello nazionale”, ma gli facciamo presente che ai nostri amici hanno detto che di navigator non ce ne sono.
Così abbiamo deciso di fare una cosa: darglielo noi un aiuto a questi ragazzi per trovare lavoro. Se qualcuno volesse fargli un colloquio non resta che scrivere a nonvoglioildivano@gmail.com.