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Barbara Lezzi attacca Le Iene sul caso Sarti: “vergognose”. Che ce l'abbia con noi per Rimborsopoli e il suo bonifico che potrebbe essere stato revocato?

Barbara Lezzi, in un’intervista al Corriere della Sera, dice che Le Iene avrebbero “scavato in modo vergognoso nell’intimo di Giulia Sarti”, “strumentalizzando politicamente” la vicenda delle foto hard. Ma la nostra ultima inchiesta si occupava di un fatto di cronaca che, tra l'altro, riguarda anche la questione delle foto private e del presunto coinvolgimento di uno del M5S. Che alla ministra non sia andata giù l’indagine Rimborsopoli che riguardava anche lei?

Le Iene hanno “scavato in modo vergognoso nell’intimo di Giulia Sarti” e hanno “strumentalizzato politicamente” la vicenda delle foto hard sottratte all’esponente grillina e diffuse illegalmente sui cellulari di mezza Italia? È la singolare tesi che oggi, dalle pagine del Corriere della Sera, sostiene Barbara Lezzi, ministra per il Sud del governo giallo-verde.

Un’accusa che merita da parte nostra una risposta punto per punto, circostanziata sulla base delle ultime rivelazioni emerse proprio dalle inchieste del nostro Filippo Roma.

Alla ministra Lezzi vorremmo ricordare, innanzitutto, che non sono state Le Iene a diffondere le foto private di Giulia Sarti, né nel 2013 (quando saltarono fuori per la prima volta), né nelle scorse settimane (quando sono tornate a circolare via WhatsApp sui cellulari di mezza Italia, a partire da quelli di politici e giornalisti). Nè le Iene fino a ieri si erano mai occupati quelle foto. Visto il grande spazio dedicato all'argomento da tutta la stampa italiana ci siamo posti l'unica domanda che ci sembrava sensata: chi ha rubato e poi diffuso quelle foto? Domanda posta nell'interesse innanzitutto di Giulia Sarti e capiamo se ciò che emerso possa dispiacere alla ministra: la manina che ha violato l'intimità dell'onorevole Sarti potrebbe appartenere proprio ad un grillino delle alte sfere.

A questo proposito abbiamo raccolto le testimonianze esclusive di un ex deputato dei Cinque stelle, che preferisce rimanere anonimo e che sostiene che Stefano Vignaroli, uno degli onorevoli pentastellati “hackerati” nel 2013, gli disse che "l'indagine su chi avesse hackerato la posta elettronica di cinque parlamentari M5S si fermò quando si accorsero che il lavoro di accesso fu fatto da delle macchine della Camera". E cioè dagli indirizzi IP dei computer della Camera dei Deputati.

E l’hacker potrebbe essere qualcuno interno al M5S e addirittura tra i vertici. L’ex deputato infatti rivela a Filippo Roma: "Hanno verificato su varie caselle se la password che era inserita nell’archivio della Casaleggio era uguale a quella che era messa sulle caselle di posta elettronica, dove l’hanno trovata funzionante. La gente è entrata direttamente nelle caselle e da lì poi recuperavano tutte le informazioni e da lì stanno girando ancora mail, messaggi, cazzate, etc.". Cioè tutte le vittime del furto informatico avevano una cosa in comune: usavamo la stessa password per accedere alla propria posta e per entrare nel sistema operativo del Movimento Cinque Stelle, cioè il sistema pre-Russeau., quello usato dai grillini per votare una proposta di legge o un loro candidato. E così, quando pensarono che il responsabile poteva essere uno interno al M5S, secondo l’ex deputato la questione venne accantonata e si decise di non denunciare. 

E noi, nelle puntate precedenti, abbiamo invece denunciato a gran voce la diffusione delle immagini intime, tant’è che Filippo Roma erano andato da Paolo Mieli, l’ex direttore del Corriere della Sera, che alla trasmissione tv “Otto e mezzo” aveva dichiarato di avere quelle foto sul suo cellulare, invitandolo a denunciare alle autorità il fatto di aver ricevuto quelle foto rubate. 

La terza cosa che vogliamo ricordare alla ministra Lezzi è il tema centrale e unico di tutti questi nostri servizi: lo scandalo “Rimborsopoli” e il presunto  sistema di video sorveglianza in casa Sarti pagato probabilmente con una parte di quei 23.500 euro che Giulia Sarti aveva dichiarato di aver restituito al fondo per il microcredito alle imprese, pubblicando schermate di bonifici mai fatti. Si tratta di temi di interesse esclusivamente pubblico, cara ministra Lezzi, che non riguardano quindi foto o video intimi privati, ma la questione di eventuali registrazioni fatte 24 ore su 24, all'insaputa delle persone video riprese, a casa di una parlamentare che ricopriva la delicatissima poltrona di presidente della commissione Giustizia della Camera.

La nostra inchiesta insomma, cara Ministra Lezzi, si basa su queste domande, che nulla c’entrano con il “revenge porn” o con la diffusione di materiale privato dell’onorevole. Per quel tipo di accuse dovrebbe forse rivolgersi altrove e chiedere spiegazioni anche all’interno del suo movimento e persino dentro la Camera dei Deputati. 

Non è che a Barbara Lezzi non è andata giù la nostra inchiesta su Rimborsopoli, in cui pareva risultare che anche la ministra non avesse restituito dei soldi al fondo per il microcredito alle imprese? Guarda qui sotto la risposta della ministra alle contestazioni di Filippo Roma

 

 

Stiamo parlando di un bonifico per 3500 euro, che Barbara Lezzi ha sostenuto fosse stato rifiutato dalla banca e che lei non aveva mai revocato. Le parole di Antonio Bordiga, responsabile dei sistemi di pagamento di Banca Sella, non sembrano però confermare la versione dei fatti offerta da Barbara Lezzi:  al microfono di Filippo Roma aveva confermato che la revoca di un bonifico allo sportello può essere fatta solo tramite richiesta e firma del cliente. Cioè della stessa ministra.

Guarda qui sotto l'ultimo servizio di Filippo Roma sul caso Rimborsopoli e foto hard 

 

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