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La Sea Watch attracca a Lampedusa: Capitana arrestata, 42 migranti in salvo

Carola Rackete, capitana della nave Sea Watch 3 con a bordo 42 migranti, ha attraccato a Lampedusa. La 31enne è stata arrestata con l’accusa di "resistenza o violenza contro nave da guerra", un reato che prevede una pena da tre a dieci anni. Noi con Nina Palmieri vi abbiamo raccontato un altro capitano, che ha salvato migliaia di immigrati. Con una filosofia che li unisce in un’unica legge del mare

La Sea Watch 3 è entrata nel porto di Lampedusa. Dopo 17 giorni in mare aperto, la capitana tedesca di 31 anni Carola Rackete lo aveva annunciato giovedì queste sue intenzioni. E questa notte all’1.50 lo ha fatto invocando lo stato di necessità dopo 36 ore di attesa di un intervento da parte delle autorità italiane. La nave è stata accolta nel porto da un lungo applauso, tra il centinaio di persone c’erano gli attivisti di Sea Watch, Pietro Bartolo medico dell'isola ed europarlamentare del Pd, don Carmelo parroco di Lampedusa.

La capitana Carola è stata arrestata dalla Guardia di Finanza con l'accusa di "resistenza o violenza contro nave da guerra", un reato che prevede una pena da tre a dieci anni. Le viene contestato anche il tentato naufragio per la manovra di attracco. La capitana ha manovrato la nave entrata di poppa in banchina, una motovedetta della Finanza ha tentato di impedire l'attracco, ma la Sea Watch 3 ha proseguito nella manovra di accostamento rischiando di schiacciare l'imbarcazione dei finanzieri. Dopo una notte di fermo nella tenenza di Lampedusa, la Capitana si è scusata con i finanzieri per questa manovra. Al momento si trova ai domiciliari e nelle prime ore della prossima settimana sarà ascoltata dal gip di Agrigento. "Spero che i giudici di Agrigento confermino l'arresto della comandante della Sea-Watch, se così non fosse abbiamo già pronto un decreto di espulsione", ha commentato il ministro dell'Interno Matteo Salvini.

All'alba sono scesi anche i 42 migranti che dopo 17 giorni in mare aperto sono scesi sulla terra ferma. In nottata è arrivata l’autorizzazione ad accoglierli nel Centro di contrada Imbriacola.

Basta, ho deciso di entrare nel porto di Lampedusa”. È iniziato così nei giorni scorsi, con voce calma e decisa via radio, il braccio di ferro tra la capitana della nave olandese Sea Watch 3 con a bordo i migranti e il governo italiano. La decisione ha scatenato l’ira del ministro dell’interno Matteo Salvini, “il Capitano” della Lega: “Schiero la forza pubblica, non sbarca nessuno”, ha annunciato su Facebook. 

So a cosa vado incontro ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”, ha detto Carola e ha fatto rotta su Lampedusa, nonostante il divieto di entrare in acque italiane. “Non riporterò i migranti in Libia, né tanto meno in Olanda, vorrebbe dire circumnavigare l’Europa, sarebbe ridicolo”. 

La sua fermezza ricorda un altro capitano che di vite in mare ne ha salvate molte. È Philippe Martinez, che noi de Le Iene abbiamo conosciuto nel 2015 in un servizio di Nina Palmieri che potete vedere qui sotto. “Un salvataggio è un salvataggio, è obbligatorio”, ha detto alla Iena, raccontandoci il suo ultimo soccorso in mare di migranti provenienti dalla Libia. “Quando sono saliti a bordo la prima reazione è stata solo quella di lasciarsi cadere a terra. Erano esausti, si lasciavano andare e noi li reidratavamo. Ho visto persone che erano talmente disidratate che se avessero passato un altro giorno sotto il sole a 40 gradi, l’indomani avremmo trovato 10, 20 morti a bordo. Ancora prima di salire sulla barca la domanda era sempre ‘dove andiamo?’. Hanno troppa paura di essere riportati in Libia. Preferiscono morire". 

L’estate prima il capitano aveva soccorso 1.840 persone. Aveva avuto problemi legali? “Legali no perché un salvataggio è un salvataggio, è obbligatorio. Al contrario, se non fossi andato in aiuto di quelle persone sapendo che erano in pericolo, allora sì che avrei commesso un crimine. Ho anche visto su Internet che ci sono persone secondo cui dovrei essere processato, per aver portato dei terroristi in Europa tra i migranti. Innanzitutto non ho portato nessuno, ho solo consegnato queste persone alle autorità italiane che comunque sarebbero intervenute più tardi. Potevano esserci dei morti perché forse non sarebbero arrivate tempestivamente”.  

Philippe conclude con una frase, che sembra il ritratto della coraggiosa Carola Rackete: “Quando uno salva qualcuno, diventa responsabile della sua vita”.

Ecco qui sotto il servizio di Nina Palmieri.

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