“Secondary ticketing”, colpo di scena: “estremi per truffa e aggiotaggio”
Il pm Adriano Scudieri chiede di annullare il proscioglimento deciso a febbraio per 4 manager musicali e società di rivendita biglietti: “ci sono gli estremi per truffa e aggiotaggio”. E adesso Viagogo rischia un multa da 5 milioni di euro
Nuovo colpo di scena nel processo del “secondary ticketing” a carico dei 4 imputati che avevano scelto il rito ordinario. Dopo il proscioglimento deciso nel febbraio scorso dal gup di Milano Maria Vicidomini, è adesso il pm Adriano Scudieri a chiedere che quel provvedimento venga annullato.
Per Scudieri esistono infatti gli estremi per contestare ai quattro manager i reati di aggiotaggio e truffa, chiedendo alla Corte d’appello di annullare la sentenza di non luogo a procedere.
Di 'secondary ticketing', ovvero la pratica di bagarinaggio online per la vendita e l’acquisto di biglietti per concerti e partite di calcio, ci aveva parlato Matteo Viviani nei servizi che nel 2016 hanno fatto molto discutere (guarda l’ultimo qui sopra), a tal punto che molti artisti di casa nostra avevano preso le distanze contro il mercato parallelo della vendita dei biglietti.
La decisione del gup di Milano Maria Vicidomini, dopo tre anni dai fatti (un presunto raggiro milionario ai danni di migliaia di spettatori che hanno acquistato, tra il 2011 e il 2016, i biglietti a prezzi maggiorati sui siti di rivendita online) aveva riguardato anche altri 5 imputati, tutti assolti. Nelle motivazioni erano citate anche Le Iene e sottolineavano l'"infondatezza di notizie di reato correlate a trasmissioni televisive".
I quattro soggetti per cui adesso arriva la richiesta di annullamento del proscioglimento sono Domenico D’Alessandro, la sua società Di Gi, l’amministratore del sito di rivendita di biglietti Viagogo Charles Stephen Roest e la società Vivo.
E proprio Viagogo.it adesso sarebbe nel mirino dell’Authority per la concorrenza, che avrebbe individuato nel suo operato alcune pratiche commerciali “scorrette”. Per questo motivo, spiega l’Authority, ci sarebbero i presupposti per comminare una sanzione da 10mila a 5 milioni di euro, nonché la sospensione per massimo 30 giorni dell’attività di quello che è ritenuto uno dei siti di secondary ticketing più frequentati del web.
L’inchiesta di Matteo Viviani in collaborazione con Nicolò De Devitiis era partita dalla testimonianza di una ragazza che ai tempi lavorava per un grande portale di reticketing. “A ogni concerto l’organizzatore dovrebbe vendere in esclusiva tutti i biglietti a Ticketone, ma poi non è così. Ne vende una parte a noi, prima della vendita ufficiale. Così ci guadagnano molto di più”. Già, perché un biglietto venduto a loro costa 50 euro come da listino, poi può essere rivenduto anche a oltre 1.000 euro all’utente finale. Così il guadagno per la società iniziale è davvero notevole.
Nella sua inchiesta Matteo Viviani ha ascoltato anche un bagarino di strada che si è evoluto diventando un broker professionista. “Io vendo biglietti da tantissimi anni ed l’unico lavoro che faccio riuscendo a guadagnare fino a 100mila euro”, ha raccontato il nostro testimone che non ha voluto mostrare il volto. “Ho comprato biglietti per rivenderli anche sette volte in più”, ci ha detto. Poi dalla strada è passato a internet entrando nelle piattaforme di bagarinaggio online. “Un broker ha tutti gli strumenti per vendita massiva: gestire gli ordini, creare gli annunci e cambiare il prezzo”.