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“Triangolo della morte” di Siracusa: vietato manifestare | VIDEO

Il prefetto di Siracusa, richiamando le nuove norme sugli assembramenti del decreto sicurezza di Matteo Salvini, vieta blocchi e manifestazioni nelle aree industriali del polo petrochimico. Una zona ad altissima incidenza di tumori, definita “triangolo della morte”, di cui ci aveva parlato Giulio Golia nel suo servizio

 

“Con il reato di blocco stradale, inasprito dal decreto sicurezza di Matteo Salvini,  si rischiano adesso pene molto severe, da 1 a 6 anni di carcere, e fino a 12 se è attuato da più persone. Una norma repressiva ripresa dalla direttiva del Prefetto di Siracusa, che impone un divieto totale di assembramento di persone e automezzi in tutti gli ingressi degli stabilimenti industriali (Isab – Lukoil – Versalis – Syndial ) nei territori di Siracusa e di Priolo”.

Lavoratori e parti sociali scendono sul piede di guerra contro il prefetto di Siracusa per questa direttiva, valida sino al 30 settembre, che definiscono “segno della spinta a destra di questo governo, e che mette a rischio i diritti democratici rendendo torbido il clima nel Paese”.

Il prefetto di Siracusa ha infatti ha vietato gli assembramenti in queste aree industriali , perché oltre a mettere a rischio la libertà d’impresa e il diritto al lavoro dei dipendenti, si spiega nell’ordinanza, sarebbero un rischio per la sicurezza degli impianti e un intralcio alla circolazione stradale.

Di diverso avviso, ovviamente, chi vuole riunirsi per protestare a favore del diritto al lavoro e contro quel “triangolo della morte”, di cui Giulio Golia ci ha parlato nel suo servizio che potete rivedere sopra.

“Si erogano dure sanzioni penali a chi, per disperazione o per mancanza di alternative, sceglie di occupare una fabbrica per difendere il suo diritto al lavoro o una casa o un posto dove trovare un riparo per la propria famiglia”, spiegano i promotori di una petizione per fare annullare la direttiva. “Un  provvedimento che, prendendo spunto da alcune iniziative di protesta di lavoratori a rischio licenziamento e dalle manifestazioni nei piazzali degli stabilimenti industriali da cui rischiano di essere espulsi, ha collegato questi fatti con una fattispecie riconducibile al divieto di assembramento previsto dalla nuova legge in materia di sicurezza pubblica, sottovalutando che si era in presenza di una iniziativa di sciopero”.

Cgil e altre associazioni si sono subito mobilitate, decidendo di ricorrere al Tar contro l’atto amministrativo della prefettura.

Con Giulio Golia vi abbiamo raccontato del polo petrolchimico di Siracusa: oltre 30 chilometri di costa occupati da raffinerie, una bomba ecologica che avrebbe causato molte malattie in chi vive nelle vicinanze, tumori compresi.

“Abbiamo paura, qui stiamo morendo di cancro”. Questo è l’appello di bambini, adulti e anziani di Augusta, in provincia di Siracusa. Assieme a Melilli e Priolo, un’area  di quasi 60 chilometri quadrati, di cui solo l’8% è stato bonificato. 

La metà dei prodotti petrolchimici d’Italia viene prodotto qui, ma questi impianti non sempre lavorerebbero come devono. E infatti qualche tempo fa era scattata  l’operazione “No fly” con 4 sequestri preventivi e 19 indagati. Gli stabilimenti avrebbero “immesso nell’aria e quindi sversato quantitativi di sostanze inquinanti”, in particolare idrogeno solforato e idrocarburi non metanici: sostanze estremamente tossiche perché irritanti e asfissianti per inalazione che possono causare la morte anche in 5 minuti.

Con il comitato “Stop veleni”, Giulio Golia è andato a vedere questi chilometri di raffinerie, ciminiere e serbatoi. Una distesa tra zone industriali, aree sottoposte a divieto di balneazione e riserve naturali. Negli anni ’80 c’è stato il primo incidente ambientale: una raffineria ha preso fuoco. La gente ha preso coscienza del pericolo di queste zone, ma al contempo iniziano a nascere bambini con patologie. Due su tutte sono l’ipospadia e l’epispadia: malformazioni della parte finale dell’uretra che possono essere corrette solo con un intervento chirurgico. Ogni mille bambini nati, 13 ne erano affetti contro una media di 5 ogni mille.

“Negli ultimi mesi di tutti i funerali che ho fatto, solo due morti non avevano il cancro”, dice padre Palmiro, il parroco di Augusta. “Anche a me sono morti tre fratelli per questa patologia”. Con l’aiuto dei parrocchiani, ha voluto stilare un censimento di tutti i morti che tiene all’ingresso della chiesa. Sono 923 persone. “Quello ai polmoni è il tumore più frequente, la metà aveva meno di 66 anni”. Tra loro c’è Irene, morta in 6 mesi ad appena 22 anni. Nelle statistiche ufficiali emergono due dati allarmanti. I tumori sono superiori del 20% alla media, quello alla pleura è il più diffuso dovuto alla presenza di un’altra sostanza pericolosa: l’amianto.

In questa zona c’è uno stabilimento chiuso che lavorava la fibra killer. “Sottoponevano gli operai ad analisi, una volta mio marito non ha potuto farle, ma i risultati sono arrivati lo stesso a casa. Com’è possibile? li falsificavano?”, si chiede una donna, oggi vedova. “Noi abbiamo rifatto quei test e mio marito aveva un carcinoma”.

Oltre alle malattie, un’altra questione importante è quella relativa alle scorie. Come le ceneri di pirite che contiene arsenico, piombo: buona parte è esposta ai venti. Come se non bastasse, nei terreni attorno agli stabilimenti ci sono coltivazioni e allevamenti. “Una mattina un contadino aprendo il rubinetto dell’acqua si è accorto che usciva benzina”, dice Giuseppe Giaquinta, presidente di Legambiente Priolo.

Alla petizione contro questo "mostro”, adesso se ne aggiunge una nuova, per fare annullare l’ordinanza del prefetto di Siracusa sul divieto di assembramento nell’area del “triangolo della morte”. La trovate cliccando qui.

 

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