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Terra dei Fuochi: l'Europa "processa" l'Italia

La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo fa partire un procedimento contro il nostro Paese, per valutare se ha fatto tutto il possibile per evitare i decessi per cancro nell’area campana. Un triangolo della morte in cui per decenni privati e Camorra hanno seppellito rifiuti tossici   

 

Un attentato al “diritto alla vita”. È quanto ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che ha avviato un procedimento contro lo stato italiano per la Terra dei Fuochi.

Una prima importantissima vittoria per quegli oltre 3.500 cittadini campani che, tra il 2014 e il 2015, hanno presentato un ricorso spiegando che era stato violato l’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti umani. Un articolo che recita letteralmente: “Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge”.

Cittadini per i quali lo Stato italiano, pur sapendo dell’esistenza di un rischio gravissimo per la salute, non ha adottato le misure necessarie ad evitare l’insorgere di malattie. E la Terra dei Fuochi, in cui per decenni sono stati smaltiti in modo illegale rifiuti pericolosi, ha provocato in questi anni una vera e propria strage tra gli abitanti delle province di Napoli e Caserta. Uno studio del 2017 aveva infatti evidenziato come in quest’area di oltre 1000 chilometri quadrati si registrasse un’incidenza di tumori maligni superiore del 46% rispetto al resto del Sud Italia.

Ora Strasburgo chiede al governo italiano quali misure concrete abbiano applicato per delimitare le aree inquinate e per verificare il livello di tale inquinamento.

Noi della strage silenziosa nella terra dei Fuochi ci siamo occupati più volte con i servizi di Nadia Toffa. Recentemente, nel luglio scorso, avevamo interpellato lo stesso ministro dell’Ambiente Sergio Costa, chiedendogli se questa emergenza fosse tra le priorità del suo lavoro.

E dopo aver parlato con noi, il ministro una prima risposta l’aveva già data in occasione della presentazione del Decreto Terra dei Fuochi: “Chiedo che la legge sugli eco delitti del 2015 venga tagliandata. Chiedo il Daspo ambientale: chi ha inquinato se ne vada dalle nostre terre. Chiedo che anche alcuni reati ambientali (per esempio illecita gestione dei rifiuti e traffico non organizzato dei rifiuti), che oggi sono dei reati contravvenzionali, diventino delitti, con una misura afflittiva più consistente. E chiedo una terza cosa: che il sistema di confisca applicato ai mafiosi venga applicato anche agli eco-mafiosi, che per me non sono solamente coloro che sono associati a un clan, ma sono coloro che hanno inquinato le nostre terre”, ha detto il ministro.

Generale comandante dei Carabinieri forestali della regione Campania, Sergio Costa è stato fortemente voluto da Luigi Di Maio nel governo Conte. Il suo nome è legato all’inchiesta sulla Terra dei fuochi, territorio compreso fra Caserta e Napoli, chiamato anche Triangolo della morte. Lì, le persone muoiono di tumore tre volte di più che nel resto d’Italia.

Perché lì, per anni, la camorra ha smaltito ogni genere di rifiuti speciali in discariche abusive o ha bruciato quei rifiuti in roghi tossici, avvelenando così terra e aria.

Nadia Toffa, nella sua inchiesta, ha intervistato Carmine Schiavone, boss dei casalesi poi pentito. “Andare in discarica significava che distruggere ognuno di quei fusti costava 2 milioni. Mentre dandolo ai clan costava 200 mila lire”, ha spiegato Schiavone alla nostra Iena. “Quel materiale arrivava dalle centrali tedesche, austriache, svizzere. Arrivavano fanghi tossici, coloranti, amianto, piombo, cadmio, e persino scorie nucleari”.

Schiavone ci ha indicato i campi dove erano stati interrati i rifiuti tossici, poi interdetti per la coltivazione. Siamo andati su quei terreni e abbiamo trovato coltivazioni di friarielli, pomodori, pesche, cibo che qualcuno avrebbe poi mangiato. 

Le quantità di metalli pesanti che abbiamo trovato con le analisi, fra cui mercurio, arsenico, piombo, erano di tanto superiori a quelle ammesse per legge, e se consumate per un periodo molto lungo possono determinare gravi patologie. Fra cui i tumori.

“Le terre sono così contaminate che tutto quello che mangiamo e beviamo non è più sicuro”, ci ha raccontato nel 2013 Filomena, 26enne che, malata di tumore, non ce l’ha fatta. “In questo palazzo ci sono sei persone con ‘la malattia’. Tre sono morte”. E ad ammalarsi sono anche i bambini. Come Dalia, piccola morta a 12 anni per un linfoma di hodgkin.

La Iena ha intervistato anche Roberto Mancini, il poliziotto che per anni aveva indagato sugli sversamenti illegali di rifiuti proprio in quelle zone. Nel 2002 gli venne diagnosticato il tumore, e nel 2014 non ce l’ha fatta.

Guarda qui sotto l’inchiesta di Nadia Toffa sulla Terra dei fuochi.

 

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