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Isis, scoperti 12 foreign fighters arrivati come turisti | VIDEO

Un’operazione internazionale, coordinata dall’Interpol, ha individuato 12 sospetti islamisti, entrati in Europa e in Italia in estate assieme ai turisti in arrivo dal Nord Africa. Noi de Le Iene avevano intervistato un combattente islamico, Younnes

Almeno 12 sospetti terroristi islamici sarebbero arrivati in Europa via mare. Li ha individuati l’operazione di polizia internazionale “Neptune II”, coordinata dall’Interpol.

Si tratta di 12 foreign fighters, cioè combattenti stranieri impegnati nei teatri di guerra mediorientali al fianco dell’Isis. L’operazione ha riguardato, oltre al nostro, altri 5 paesi  (Algeria, Francia, Marocco, Spagna e Tunisia). In Italia sono stati messi sotto strettissima osservazione gli ingressi nei porti di Genova e di Palermo, che durante la stagione estiva sono approdo di decine e decine di collegamenti marittimi dal Nord Africa.

Nel periodo tra il 24 luglio e l'8 settembre, in tutta l’area del bacino mediterraneo, sono stati monitorati gli arrivi delle navi turistiche e la polizia ha effettuato oltre un milione di ricerche nei database di Interpol. Da queste ricerche sono emersi i profili dei 12 sospetti combattenti islamici.

Uno dei numerosi foreign fighters europei che sono andati a combattere e ad uccidere infedeli in Siria e in Iraq lo abbiamo incontrato anche noi de Le Iene. Si chiama Younnes e Marco Maisano lo ha intervistato nella sua città di residenza, la belga Bruges nel servizio che vedete qui sopra.

Una scelta, la sua, che si basa su convinzioni estremiste molto radicate: “Ogni musulmano è un soldato. Gli attacchi terroristici di Parigi sono la risposta ai vostri attacchi, per aver bombardato milioni di musulmani negli ultimi 20 anni. Noi siamo stanchi”, ci ha raccontato Younnes.

Questo giovane dall’aria apparentemente innocua racconta, con estrema naturalezza, di quando gli uomini dell’Isis lo assoldarono in Siria e gli diedero un kalashnikov e una cintura esplosiva, da indossare giorno e notte.

Nonostante che per questa sua partecipazione alla guerra al fianco del califfo Al Baghdadi, di lì ad un mese dall’intervista, sarebbe andato in prigione, lui dice guardandoci dritto negli occhi: “È stato il periodo migliore della mia vita”.

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