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Truffe online, ecco smascherato il mercato nero dei bonus cultura

Con l’aiuto di un complice 18enne, abbiamo risposto a un annuncio: vi mostriamo come funziona il mercato illegale nato sui 500 euro che dovrebbero promuovere la cultura tra i nostri ragazzi

Italiani: popolo di poeti, santi, navigatori…E all’occorrenza anche truffatori. Abili a sfruttare il momento giusto, e soprattutto con una gran dose di fantasia.

Come quello che Le Iene hanno smascherato, grazie alla complicità di un giovane collaboratore che ha risposto ad un suo annuncio “civetta”.

Una furbata ai danni dei nostri ragazzi, di quelli che hanno compiuto 18 anni nell’anno appena passato e per i quali il governo Lega-Cinque Stelle ha appena rinnovato il “Bonus cultura”.

Parliamo di quel Bonus da 500 euro a disposizione dei 18enni e quindi dei nati nell’anno 2000, un tesoretto per poter acquistare beni e servizi in ambito culturale e ricreativo. Per averlo è semplice: basta registrarsi sul portale “18app” (www.18app.italia.it), e ottenere il caricamento di questi 500 euro su un “borsellino digitale”, dal quale man mano scalare gli acquisti effettuati.

Non si possono comprare telefonini, sigarette elettroniche o beni che nulla hanno a che fare con la cultura. Sì a libri e corsi di musica, ticket per eventi culturali quali mostre o accessi a musei e concerti (e tanto altro ancora, purché di natura culturale).

Per ottenere il bonus, spendibile fino al 31 dicembre di quest’anno, bisognerà registrarsi al portale entro il 30 giugno 2019. A patto, appunto, di aver raggiunto la maggiore età nel 2018.

Tanti soldini utili, sicuramente, che però come spesso accade attirano “squali” organizzati e truffatori improvvisati, che provano a metter su in tutta fretta un business facile e redditizio. Un business, lo ribadiamo ovviamente, assolutamente illegale.

Non sappiamo se sia un furbacchione organizzato o solitario l’uomo che ha postato un messaggio di ricerca di nati nell’anno 2000 e che ha chattato con un vero 18 enne (nostro complice) che ci ha aiutato a smascherarlo, fingendosi desideroso di guadagnare qualche soldo (i passaggi di questa lunga chiacchierata li trovate di seguito negli screenshot di questa conversazione, avvenuta via Messenger).

Siamo intervenuti anche perché negli ultimi giorni ci avevate segnalato in decine post sospetti, che indicavano il fiorire di un “mercato” del bonus cultura in modo neanche tanto nascosto. Basta infatti andare su uno dei tanti gruppi Facebook che vendono e comprano gli oggetti più disparati, per trovare gli annunci che attirano subito la nostra attenzione. In particolare ne prendiamo in considerazione uno, postato su un gruppo siciliano (nel quale a dire il vero, nel giro di poche ore, ne compaiono diversi dello stesso tenore, scritti da profili Facebook differenti ma tutti “amici” tra di loro).

Decidiamo di rispondere a uno in particolare, questo:

“Ragazzi del 2000 se volete guadagnare qualche soldo contattatemi in privato non è una perdita di tempo”.

 

Il nostro 18enne gli scrive in privato, come da lui richiesto, chiedendogli spiegazioni.

 

 

“C’è un bonus per comprare soltanto libri”, spiega l’uomo, convinto così di scoraggiare il 18enne, che potrebbe non essere interessato a comprare solo i “noiosi” libri (ma abbiamo visto come la misura del bonus cultura sia assolutamente utilizzabile non solo per comprare libri!).

Proviamo a chiedere chi dovrebbe darci questo bonus, per far sì che lui si sbottoni un po' di più sul meccanismo della truffa, e la risposta è netta: “Io do i soldi. Con i libri non te ne fai nulla, credo”. Sembra convincente!

 

“Io ti mando i soldi”, ribadisce il “benefattore”, e quando cerchiamo di andare al sodo, lui ci spiega che per il nostro bonus (che ricordiamo, vale ben 500 euro), ci darà 70 euro!

Proviamo a rilanciare, facendo finta di aver capito che ci si potesse guadagnare 100 euro, ma lui non risponde. E quando chiediamo di comprendere il motivo per cui lui dovrebbe darci questi soldi, ancora un altro muro di silenzio.

 

Decidiamo di non tirare troppo la corda, per evitare che il “pesce” si sganci dall’amo che lui stesso ha lanciato e spieghiamo che potremmo convincere anche la nostra ragazza (ovviamente anche lei del 2000!).

Lui, candidamente, ci spiega che del nostro bonus porta a casa per sé soltanto 100 euro.

 

Ora le ipotesi sono due. L’uomo potrebbe a sua volta rivendere il bonus a qualcun altro (magari a librerie e cartolerie interessate a ottenere libri da poter poi rimettere sul mercato) o intascare per sé tutto il bonus, cercando di fare acquisti a proprio vantaggio (e dunque in questo caso ci dice di prenderne solo 100 per evitare che noi si possa chiedere più di quei 70 che ci vuole offrire).

Sono solo ipotesi, anche se basate su un'altra conversazione (di circa 1 anno fa e con un altro uomo) in cui viene spiegato a una nostra segnalatrice che “ci puoi comprare solo libri, ma ho un amico cartolaio che ti compra il bonus a 50 euro”. Più chiaro di così?

Gli facciamo credere di voler chiudere “l’affare” e l’uomo spiega che ci caricherà “70 euro sulla Postepay”. Anzi 140, se convinciamo anche la nostra fidanzatina.

 

“Mi serve carta di identità e codice fiscale”, spiega l’uomo per cercare di chiudere il business, per il quale nutre una certa fretta: “Se li mandi ora, stasera possiamo fare tutto”. Cerchiamo di prendere tempo, spiegandogli che vogliamo parlare con la nostra ragazza, e poi invieremo il giorno dopo i documenti di entrambi.

 

Fingiamo entusiasmo. Con quei 70 euro possiamo davvero comprare tutto quello che vogliamo, e non solo i “pallosi” libri. E l’uomo, ovviamente non spiegandoci che anche con il bonus avremmo potuto acquistare ben altro oltre ai libri, conferma.

 

Ma la fretta di chiudere, come detto, è tanta, e l’uomo prova ancora a convincerci per ben due volte a mandargli intanto le foto dei documenti del ragazzo. Lui è irremovibile. “Domani dopo scuola le mando i miei e quelli della mia ragazza”, ribadisce il giovane.

 

 

Ma un vero business, per essere tale, deve poter diventare quasi virale, ed espandersi col minimo sforzo. Questo deve avere pensato il nostro uomo, che prova ad aumentare il suo volume di “affari”. “Se mi porti persone del 2000 io a loro dò 50 e a te 20 euro”

 

“Ci posso guadagnare?”, chiede ingenuamente il giovane come un qualunque ragazzino di oggi per cui i soldi in tasca non sono mai abbastanza. “Sì se conosci persone del 2000 digli a tutti 50 e a te ne dò 20 a persona. Non è buono?”, è la sua risposta sicura.

 

“Cazzo sì!”, dice il giovane con grande entusiasmo e quando gli chiede se lo stanno già facendo in molti o se è la prima volta, il truffatore spiega: “Credo che lo sanno in pochi”.

 

L’ennesima bugia, perché è da quando è uscito il bonus (ormai quasi 3 anni fa) che più di un furbetto prova a guadagnarci illegalmente sopra. Ormai c’è un buon livello di fiducia, anche se a un certo punto l’uomo chiede di poterci telefonare, sicuramente per ascoltare la nostra voce e verificare se stia davvero parlando con un 18enne.

“Girami il tuo numero così ci sentiamo su whatsapp”, una richiesta alla quale il nostro complice, che ovviamente non ha mai avuto la reale intenzione di vendere alcunché né vuole farsi vedere in faccia, riesce a sottrarsi spiegandogli di essere in casa e sotto l’occhio attento del padre… E dunque meglio di no. 

 

Al mattino proviamo a ricontattarlo, spiegandogli che avremmo convinto altri 10 compagni di scuola. E che ovviamente, a questo punto, non ci bastano più i 70 euro che ci promette.

L’uomo sembra un abile affarista, e prova a chiudere la trattativa offrendo qualcosina di più al ragazzo e alla fidanzata, anche se poca cosa.  “Posso fare 90 a te e 80 la tua ragazza. Ci guadagni su 10”.

 

Ovviamente alla fine il ragazzo non manderà nessun documento a quest’ uomo, non gli venderà il suo bonus cultura, ma ci ha aiutato a mostrarvi il malcostume nato attorno ad una misura assolutamente utile per i nostri giovani.

Un malcostume che però, sicuramente (all’ombra di Facebook e dei vari servizi di messaggistica) sta andando avanti e sta proliferando. E che speriamo le forze dell’ordine riescano presto a fermare. Noi intanto continuiamo a seguire il caso: se vi sono arrivate “proposte” strane di questo genere, scriveteci su redazioneiene@mediaset.it.

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