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Uomo con il seno dopo psicofarmaco: risarcimento stellare

La Johnson & Johnson è stata costretta da un giudice statunitense a pagare 8 miliardi di dollari a un ragazzo che aveva assunto un farmaco per l’autismo, e a cui è cresciuto il seno. Con Roberta Rei vi abbiamo raccontato delle vittime italiane di un farmaco dato in gravidanza, il Talidomide

Gli è cresciuto il seno, ma è un uomo. Una vicenda incredibile, che ha coinvolto il 26enne americano Nicholas Murray.

Il ragazzo, fin da quando era bambino, ha assunto un farmaco antipsicotico, il Risperdal, che gli ha causato la crescita smisurata del seno. Così adesso ha deciso di fare causa all’azienda produttrice del farmaco, la Johnson & Johnson. E un giudice statunitense, analizzato il suo caso, ha stabilito che dovrà ottenere dall’azienda un risarcimento stellare: 8 miliardi di dollari.

Secondo il tribunale la Johnson & Johnson sarebbe stata consapevole dei rischi corsi da chi assumeva il farmaco, ma non avrebbe fatto nulla per avvisare pazienti e medici. Nicholas Murray ha raccontato di avere iniziato ad assumere il Risperdal dopo che gli era stata diagnosticata una forma di autismo. L’azienda dal canto suo ha giudicato il risarcimento "grossolanamente sproporzionato”, dicendosi certa che questa sentenza verrà ribaltata.

Di farmaci gravemente dannosi per la salute avevamo parlato anche noi de Le Iene con il servizio di Roberta Rei, che potete rivedere sopra. Vi abbiamo raccontato lo scandalo del Talidomide e il dramma delle vittime che hanno riportato malformazioni alla nascita come ossa deformate e arti non sviluppati.

Tutto è iniziato nel 1956, quando la tedesca Grunenthal mette sul mercato farmaci che hanno alla base il principio attivo del talidomide. Ne vengono venduti milioni di pillole come sedativo e antinfluenzale e viene anche somministrato alle donne incinte come rimedio contro la nausea. Ma questo farmaco, si scopre troppo tardi, attacca il feto proprio mentre si sta formando, bloccando lo sviluppo delle ossa lunghe come braccia e gambe. È all’inizio degli anni ’60 che una dottoressa scopre il legame con il farmaco, che viene ritirato dal commercio, ma il talidomide ha già mietuto anche in Italia migliaia di vittime.

Sono stata abbandonata da mia madre proprio per le mie deformazioni fisiche”, ci racconta Monica, che oggi ha coronato il suo sogno di diventare mamma. “Mi manca di non averli mai accompagnati a scuola con la manina”. Nonostante le conseguenze del farmaco fossero evidenti, nessuna delle nostre istituzioni è mai intervenuta e dal 1962 al 2009 sono state in silenzio. “Un bel giorno hanno fatto una legge per cui chi è nato tra il ’59 e il ’65 può essere sottoposto a visite e se ha i requisiti riconosciuto come thalidomidico”, spiega Monica. E quindi avere diritto all’indennizzo: ma per chi è nato dopo quegli anni nessun risarcimento

È solo nel 2016 che arriva la svolta, con una nuova legge secondo cui l’indennizzo si può chiedere al di là della data di nascita. Ma la beffa è dietro l’angolo. “Alle visite richiedono di presentare la prescrizione originale del farmaco”, spiega Monica alla nostra Roberta Rei. “Chi può averla dopo 50 anni?”. 

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