“Il presidente sono io”: Guaidò sfida Maduro. In Venezuela è guerra civile?
Il leader dell’opposizione non riconosce più il ruolo di Maduro e si auto-proclama presidente. Trump corre in sua difesa, ma sono già iniziati gli scontri. Che ne sarà del Venezuela alla fame che vi abbiamo raccontato nel reportage con Mariana Rodriguez?
Il Venezuela è ancora una volta sull’orlo del baratro, tra speranza di democrazia e guerra civile. Tutto il mondo segue col fiato sospeso i drammatici sviluppi che arrivano da Caracas, dopo che il capo dell'opposizione e leader dell'Assemblea nazionale Juan Guaidò si è auto-proclamato “presidente pro-tempore” (a destra nella foto sopra in cui lo abbiamo accostato a Maduro).
Una sfida muso a muso col padre-padrone Nicolas Maduro, che solo due settimane fa aveva dato il via al suo secondo mandato da Presidente.
Ma l’opposizione, Guaidò in testa, aveva subito contestato il risultato delle elezioni, e ieri, 23 gennaio, la svolta: “il presidente adesso sono io”, ha dichiarato alla folla Guaidò.
Le reazioni internazionali, ovviamente, non si sono fatte attendere, anche se i più stanno a guardare in attesa di capire come andrà a finire. A partire dal presidente Usa Donald Trump, che si è affrettato a riconoscere la proclamazione di Guaidò (“Maduro e il suo regime sono illegittimi”, ha detto “The Donald”) invitando tutto il mondo e in particolare l’Occidente a fare altrettanto. Con Guaidò si sono subito schierati i Paesi membri dell’Organizzazione degli Stati americani (35 paesi tra cui Canada, Brasile e Perù) e questo appoggio ha naturalmente ridato speranza ai contestatori di Maduro.
Il risultato? Da ieri sono almeno 14 i morti negli scontri tra opposte fazioni avvenuti a Caracas e in altre parti del paese (e oltre 200 gli oppositori di Maduro finiti nelle terribili prigioni del paese).
Maduro guida con braccio di ferro il Venezuela da quasi 6 anni (dopo aver di fatto ereditato metodi e ideologie dell’uomo forte per eccellenza, Hugo Chavez), anni di rivolte, di fame e repressione (come vi abbiamo raccontato in questo nostro reportage, che potete vedere qui sotto, insieme alla modella e showgirl venezuelana Mariana Rodriguez)
La risposta di Maduro a quello che ha definito “un colpo di stato in corso” è stato netto, come da copione: "Siamo la maggioranza, siamo il popolo di Hugo Chavez. Siamo in questo palazzo per volontà popolare, soltanto la gente ci può portare via".
“Resteremo qui finché il Venezuela non sarà liberato", ha ribattuto Guaidò, e adesso davvero tutti temono si possa arrivare allo scontro frontale tra gli opposti schieramenti: al bagno di sangue.
Ad ottobre 2017 avevamo realizzato il lungo reportage che potete vedere qui sotto, un viaggio in compagnia della modella e showgirl venezuelana Mariana Rodriguez, per capire il dramma che si vive in quel Paese, tra repressioni indiscriminate della protesta anti-chavista e povertà estrema.
Eravamo poi tornati a parlare di Venezuela meno di un anno dopo, con questo articolo che aveva raccontato la gravissima crisi economica che attanagliava il paese.
Un servizio scritto in occasione dell’introduzione di una nuova moneta, il “bolívar sovrano”, che ha 5 zeri in meno rispetto alla precedente, il “bolívar forte”. Una moneta creata dal governo del presidente Nicolàs Maduro per contrastare la super-inflazione e la crescita smisurata dei prezzi e dare una spinta alla crisi economica che sta paralizzando il Venezuela.
L'introduzione della nuova moneta, che è di maggior valore rispetto alla precedente, era stata subito accolta con scetticismo da economisti e opposizione. Vi avevamo mostrato i durissimi effetti della crisi politica, economica e istituzionale del Venezuela, una crisi che ha indotto sempre più venezuelani a fuggire (l’Onu ha calcolato che solo nel 2018 sono scappati in 500mila). Molti attraversano il confine con il Brasile a Pacaraima (nello Stato di Roraima). Tensioni che si sono create tra immigrati e residenti e che hanno portato il Roraima a spingere per la chiusura della frontiera.
E a peggiorare una situazione già insostenibile era anche arrivato un fortissimo terremoto, di magnitudo 7.3, che aveva colpito anche la stessa Caracas.
Ma tutti, in queste ore, si stanno preparando ad un nuovo possibile terremoto, un “sisma” che ha un nome che fa davvero paura: guerra civile.
Guarda qui sotto il servizio di Gaston Zama.