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Videogiochi dipendenti da piccoli? Hacker da grandi

La ricerca di un’università americana traccia una correlazione tra la dipendenza patologica da videogiochi dei bambini e dei ragazzini e futuri comportamenti da cyber-criminale. Iene.it vi aveva raccontato la storia di Daniel, un ragazzo di 33 anni che era diventato uno “zombie”, costretto davanti alla consolle per oltre 14 ore al giorno

I bambini e i ragazzi dipendenti dai videogame? Da grandi diventeranno degli hacker. È la sostanza, sorprendente e destinata a fare discutere, di una ricerca dell’Università americana del Michigan.

Una ricerca che, condotta su circa 50mila adolescenti, spiega che “se i bambini sono videogame-dipendenti e frequentano cattive compagnie, allora potrebbero diventare potenzialmente dei giovani criminali informatici”. 

Thomas Holt, docente di cyber-criminologia presso quell’Università, sostiene che i tratti del criminale informatico emergono nei primi anni dell’adolescenza e che soprattutto nei maschi l’istinto a passare al cyber-crime emergerebbe come conseguenza di lunghe sessioni di “gaming” da soli o tra amici.

La ricerca racconta che è soprattutto nelle città più piccole che l’uso smodato di videogiochi porti a questa devianza di comportamenti, notando tra l’altro una correlazione tra gli hacker e l’utilizzo di contenuti scaricati illegalmente.

Non sappiamo se essere schiavi dei videogiochi porti a diventare hacker, ma sicuramente è una dipendenza di tipo patologico. È la stessa Organizzazione mondiale della Sanità ad averlo confermato, annunciando di voler inserire dal 2022 la dipendenza da videogiochi tra le patologie ufficialmente riconosciute.

L’Oms ha spiegato che questa dipendenza, che può nascere sia nel gioco singolo che nella modalità on line multi-player, comporta una serie di sintomi “importanti”. Tra questi c’è la difficoltà a tenere sotto controllo la frequenza e l’intensità di gioco e la priorità data al gioco rispetto alla normale vita quotidiana.

Tutti sintomi presenti nella storia di Daniel, un ragazzo di 33 anni che per colpa dei videogiochi è diventato quasi uno “zombie”.

A raccontarci di lui, un ragazzo inchiodato al pc anche per 14 ore al giorno, è stata la madre, che ci ha scritto una lettera disperata.

Daniel non ha amici né fidanzata, non esce di casa e non si lava, letteralmente drogato di videogiochi, tanto che sua madre ci ha scritto per chiedere un disperato aiuto a chiunque possa consigliarle un percorso per salvare il figlio. 

Dopo la pubblicazione della sua toccante lettera di richiesta d’aiuto ci erano giunte in redazione numerose email, di persone che avevano vissuto il dramma di suo figlio o che volevano dare consigli utili a questa madre senza più speranza.

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