5g e coronavirus, in Inghilterra incendiate le antenne. Ma la correlazione è una bufala
In tantissimi ci hanno scritto chiedendo di fare chiarezza sulle tante notizie uscite online a proposito di una presunta correlazione tra la rete 5g che, tra le altre cose, permette una navigazione ultraveloce e il coronavirus. Abbiamo cercato di fare chiarezza tra le tante bufale in circolazione
“Potete dirci qualcosa sulle antenne 5G che vengono installate di notte all’insaputa di tutti?”. “Secondo me per far finire questa pandemia basterebbe spegnere per un mese l'interruttore del 5g e vedere cosa succede”. Sono davvero tantissime le segnalazioni e le richieste di fare chiarezza che ci sono arrivate a proposito di un presunto collegamento fra la tecnologia 5g per la navigazione ultraveloce e il coronavirus. Chiariamo una cosa prima di tutto: è una bufala.
Una bufala che purtroppo è circolata moltissimo online, in Italia e non solo. Nel Regno Unito nei giorni scorsi si sono verificati vari episodi di incendi ad antenne o centraline per la rete ultraveloce 5G, o ritenute tali. Le strutture sono state prese d’assalto e incendiate a Birmingham, Liverpool, Melling e a Belfast, in Irlanda del Nord. Il motivo? La convinzione che la diffusione del coronavirus sia in qualche modo legata all’introduzione della rete 5G. Nel Regno Unito i danni della fake news sono stati tali che gli operatori di telefonia hanno chiesto aiuto ai cittadini per fermare gli atti vandalici verso le loro strutture. Il ministro britannico Michael Gove è intervenuto dicendo che si tratta di "pericolose sciocchezze". Sono principalmente due le teorie complottiste che nell’ultimo periodo sono circolate online su questa presunta correlazione.
Teoria 1: “Le reti 5g indeboliscono il nostro sistema immunitario”. È falso. Le onde radio del 5g e le sue radiazioni elettromagnetiche sono ben al di sotto del livello di guardia internazionale. In un documento divulgativo sui rischi per la salute connessi al 5g del Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni e Fisica Computazionale dell'Istituto Superiore di Sanità si legge: “Il 5G, come le attuali tecnologie di telefonia mobile di seconda, terza e quarta generazione (2G, 3G e 4G), non richiede segnali elettromagnetici di intensità tale da indurre aumenti significativi della temperatura corporea dei soggetti esposti, per cui non è prevedibile alcun problema per quanto riguarda gli effetti noti dei campi elettromagnetici. […] In conclusione, i dati disponibili non fanno ipotizzare particolari problemi per la salute della popolazione connessi all’introduzione del 5G”.
Teoria 2: Grazie al 5g “i batteri riuscirebbero a comunicare e a diffondersi più velocemente e densamente". Secondo questa teoria anche il coronavirus si diffonderebbe più velocemente a causa di queste onde. Peccato che, prima di tutto, il coronavirus non sia un batterio ma, appunto, un virus. E in secondo luogo questa teoria prenderebbe spunto da uno studio del 2011 in cui si ipotizzava la possibilità che i batteri riuscissero a comunicare e diffondersi meglio grazie a un supporto elettromagnetico. Un’ipotesi che non è comunque mai stata comprovata.
Ci limitiamo a queste, ma sono tante le bufale che stanno purtroppo circolando online su 5g e coronavirus. Sulla fake news si è già espresso il ministero della Salute, come si legge nella sezione del sito dedicata alle bufale: “Non ci sono evidenze scientifiche che indichino una correlazione tra epidemia da nuovo coronavirus e rete 5G. Ad oggi, e dopo molte ricerche effettuate, nessun effetto negativo sulla salute è stato collegato in modo causale all'esposizione alle tecnologie wireless”. Il virologo Roberto Burioni ha ribadito il 5 aprile a Che Tempo che fa che "il 5G non contribuisce al contagio”, aggiungendo che al massimo “serve a diffondere la voce".
Purtroppo a prendere in considerazione questa ipotesi è stato Gunter Pauli, economista belga che da marzo, secondo notizie mai smentite, sarebbe dovuto diventare consigliere economico del presidente del Consiglio Giuseppe Conte (ma la sua nomina non è stata poi ufficializzata) . È diventato famoso il suo tweet di qualche settimana fa: “La scienza deve dimostrare e spiegare i principi di causa ed effetto. Ma prima osserva le correlazioni... Usiamo la logica allora. Qual è stata la prima città del mondo ad installare le reti 5G? Wuhan! E la prima regione europea? Il Nord Italia”.
Già perché tra le idee che danno adito a questa teoria del complotto c’è il sottolineare una “correlazione” tra le aree in cui è attivo il 5G e le zone del contagio. Prima di tutto bisogna specificare che una correlazione non è una relazione. Ma se ciò non bastasse, non resta che notare che il virus si è purtroppo diffuso anche in paesi dove non c’è il 5G, come l’Iran.
Tutte queste fake news si sono diffuse talmente tanto che Youtube ha deciso di dare un forte segnale per contrastarle. Secondo quanto riporta il blog di tecnologia Engadget, la piattaforma di condivisione video ha detto che rimuoverà i video che sosterranno connessioni tra coronavirus e 5G. Per ora, come si legge su bufale.net, i filmati in questione sono stati esclusi da diversi risultati di ricerca, privando loro di una buona fetta delle entrate pubblicitarie.
In Italia il 5G è arrivato prima con la sperimentazioni in alcune città campione sotto l’egida del ministero dello Sviluppo economico: Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera. Ma dal 2020 la tecnologia è entrata in commercio: alcuni operatori telefonici offrono il 5g in vari capoluoghi di provincia sparsi su tutta la penisola (come Milano, Roma, Torino, Bologna, Napoli e altre) e in alcuni comuni della città metropolitana di Milano. Dal sito copertura5g.it, si possono vedere inoltre le antenne installate lungo la penisola. A livello mondiale, il 5G doveva essere adottato in buona parte del globo entro quest’anno, ma probabilmente l’epidemia di coronavirus provocherà dei ritardi.