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Ambra Angiolini racconta la sua bulimia: “La prima volta avevo 15 anni”

Nel suo libro “InFame” la conduttrice e attrice italiana racconta della bulimia, disturbo alimentare di cui ha sofferto da quando aveva 15 anni e su cui ha appena pubblicato un libro. Non perdetevi l’intervista domani, giovedì, a Le Iene dalle 21.10 su Italia1

“Con la bulimia ci si deforma. Mi dicevano ‘rifattona’, ma in realtà non ero rifatta, ero piena di succhi gastrici impazziti”. Ambra Angiolini, attrice, conduttrice e cantante italiana ci parla della bulimia, disturbo alimentare di cui ha sofferto e che ha deciso di raccontare nel suo libro, appena uscito, “InFame”. Che differenza c’è tra bulimia e anoressia? “In una direzione si mangia tantissimo e poi si cerca di procurarsi il vomito. Nell’altra si smette di avere a che fare con il nutrimento”.

Quando si è accorta di soffrire di bulimia? “La prima volta avevo 15 anni. Avevo preso spunto da un film, aveva a che fare con questa modella che mangiava nervosamente delle cose e poi inspiegabilmente andava dritta in un bagno e vomitava. Io me la sono ricordata quando la mia testa ha avuto bisogno di un modo per cominciare. Non c’entra niente la bellezza, poi qualcuno ha deciso che era la malattia di chi voleva essere magra. Posso dire che è una stronzata?”.  

Cosa mangiava quando aveva questa fame? “Tutto”, risponde Ambra. Quando ha capito che doveva farsi dare una mano? “Quando ho capito che il mio unico specchio era l’acquetta del water”. Colpisce sia uomini che donne? “Sì, solo che loro fanno ancora più fatica a dirlo anche a se stessi”.

Ha mai subito body shaming? “Sì, un articolo di un quotidiano che ha scritto ‘generazione XXL’”.

Qualcuno ha capito che ne soffriva? “Io credo che gli altri non l’abbiano voluto capire perché secondo me si vedeva. Ci si deforma. Poi mi dicevano ‘rifattona’ in realtà non ero rifatta ero piena di succhi gastrici impazziti”. È una cosa che si supera per sempre o ogni tanto torna fuori? “Non mi frega più, cioè non prenderà mai più il sopravvento. Ma io so che c’è”.

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