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Attentati a Mario De Michele, giornalista anti camorra: è tutto un bluff? | VIDEO

Abbiamo conosciuto Mario De Michele a novembre quando era finito sotto scorta per un attentato che avrebbe subito. Il 4 maggio però ne ha inscenato uno contro la sua abitazione, e adesso è indagato. Silvio Schembri è andato a parlare con lui: “Ho fatto una cosa gravissima, non posso fare finta di nulla”. Ecco cosa ci ha detto

Qualche giorno fa è uscita su tutti i giornali questa notizia: “Il giornalista Mario De Michele indagato per simulazione di reato, si è sparato da solo i colpi di pistola. Ha ingannato tutti”. Per noi è stato uno shock, perché Mario è una nostra vecchia conoscenza. Il nostro Silvio Schembri lo aveva incontrato poco dopo l'agguato di novembre che denuncia di aver subito. In questi mesi sono tanti i personaggi pubblici che gli hanno offerto la loro solidarietà e Mario è stato ospite di molte trasmissioni televisive per raccontare la sua storia. 

Insomma, diventa un simbolo del giornalismo anticamorra. Il 4 maggio sembra subire un altro attentato, con spari rivolti contro la sua abitazione. “Io ho paura, sono una persona normale”, ci aveva detto. Evidentemente però con tante ombre, perché solo due settimane dopo escono le notizie sulle invenzioni del giornalista.

“È stato scioccante”, ci dice Mary Liguori, giornalista de Il Mattino. Sul sito di Mario De Michele esce un editoriale di addio, con tanto di scuse a polizia e magistratura. La giornalista allora inizia a indagare: “De Michele ha ricevuto un avviso di garanzia per aver inscenato gli attentati ai suoi danni e per essersi inviato da solo una lettera minatoria con tanto di proiettili”.

Facciamo davvero fatica a credere che si stia parlando della stessa persona che avevamo conosciuto sei mesi fa: “Il fatto che gli avessero affidato una scorta d’urgenza faceva presupporre che non ci fosse nulla di strano in quel suo racconto”, ci dice Mary Liguori. E anche l’ultimo presunto attentato, quello contro la sua casa, sarebbe stato compiuto dallo stesso De Michele.

A questo punto Silvio Schembri va a parlare proprio con lui. Che sembra davvero dimagrito e sofferente. “L’artefice degli spari contro la mia abitazione sono stato io”, ci dice. “Però il 14 novembre sono stato vittima di un agguato”. Perché però ha sparato contro casa sua? “Dal momento del lockdown ho percepito, in un modo distorto dalla realtà, un maggiore isolamento. Avevo bisogno di attenzione, ma non per rafforzare il mio ruolo di giornalista anticamorra ma per avere una maggiore protezione per me e per la mia famiglia”.

Una motivazione un po’ assurda, che lui giustifica così: “Dopo esser stato vittima di un attentato così pericoloso ho svalvolato”. E ci confessa di aver inscenato anche un’altra intimazione. Poi ci mostra come ha inscenato il falso attentato contro casa sua. Mario comunque insiste che la prima intimidazione e il primo attentato sarebbero autentici, anche se noi ovviamente a questo punto non sappiamo se credergli o meno.

“Io sono indagato anche per l’episodio di novembre”, ci dice. Quindi la procura non gli crede?: “Ovviamente no e giustamente no. C’è una tempesta perfetta che si è abbattuta su di me, ho contribuito io a scatenare la tempesta. Come potrebbero credermi?”. Soprattutto perché i magistrati sembrano pensare che Mario abbia avuto un complice, cioè qualcuno che l’avrebbe aiutato a mettere in scena i finti attentati. “Pasquale Ragozzino”, ci dice Mary Liguori. Mario De Michele però smentisce categoricamente un possibile coinvolgimento di Ragozzino. Le indagini comunque sono ancora in corso.

“Ho capito che da persona sono diventato inconsciamente personaggio, e mi piaceva. Cioè sono diventato quel personaggio che ho sempre odiato”, ci dice Michele. “Sono arrivato al compiacimento patologico che mi ha portato dopo il 14 novembre a perdere la testa e, non ti nascondo, se non mi avessero fermato i carabinieri avrei potuto pure fare un gesto autolesionistico. Li ringrazio per questo”. 

“Ho fatto una cosa gravissima, non posso fare finta di nulla”.  Noi comunque ti auguriamo di trovare quella serenità che ogni persona merita.

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