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Auto usate a prezzi da urlo: tutta una truffa? | VIDEO

Oltre 30 clienti sarebbero stati truffati, pensando di comprare auto usate a buon mercato, per 450mila euro. Luigi Pelazza incontra vittime e presunti organizzatori del raggiro, che si rimpallano la responsabilità uno con l’altro

 

Decine di persone truffate per aver voluto comprare un’automobile usata? È la presunta truffa che ci racconta Luigi Pelazza. 

La Iena raccoglie le testimonianze di chi ci sarebbe cascato. “Volevo comprare una bmw 116 sport, che stava vendendo un concessionario di Roma, prezzi vantaggiosi ma non eccessivamente fuori mercato”, racconta un giovane.

Domenico va in quello che pensa essere un normale concessionario e prova la vettura dei suoi sogni: “Costava 16mila euro e ne chiedevano dai 1.500 ai 2.000 per bloccarla e per le spese della pratica “. Il ragazzo torna a casa e fa addirittura i controlli sulla visura camerale della società e sul telaio della macchina: tutto regolare.

Si accorda, pagando 1.500 euro e la metà del prezzo, si dà appuntamento con i responsabili del concessionario per ritirare l’auto e saldare il prezzo concordato. Ma la sera prima, quando prova a mandare un messaggio di conferma per l’appuntamento, racconta di essere stato bloccato sulla chat di WhatsApp. Così decide di andare direttamente alla concessionaria, ma invece dell’auto trova altre persone, che sarebbero state truffate proprio come lui.

Le “macchine dei sogni” sono diverse ma il meccanismo è per tutti lo stesso. Racconta ancora Domenico: “Non c’era più niente del concessionario, avevano smontato anche i lampadari. C’era solo l’insegna e una scrivania”.

Luigi Pelazza prova, assieme alle vittime, a fare una presunta stima del raggiro: parliamo di almeno una trentina di persone, per un importo complessivo di quasi 450mila euro. La presunta truffa sarebbe stata studiata nei minimi dettagli, tra locali della concessionaria affittati e auto noleggiate da mostrare ai clienti.

Un testimone, sentito dal nostro Luigi Pelazza, racconta che nella notte tra il 20 e il 21 dicembre, alcuni uomini avrebbero portato via le macchine in esposizione, abbandonando di fatto la finta concessionaria.

La Iena riesce a rintracciare i due autori della presunta truffa. Il primo, Costantino, non è a casa, e chi risponde al citofono dice di non sapere come raggiungerlo. Il secondo giovane, Simone, lo troviamo seduto a un bar. Prima dice di non aver fatto nulla a nessuno e poi si altera, minacciando di spaccarci la telecamera in testa. Dopo aver mandato via l’operatore, ma ignorando di essere ripreso dalla telecamera nascosta, ci dice: “A me non ha dato niente a nessuno, io sto rovinato. “ Poi però si sbottona e aggiunge: “Mi hanno pagato mille euro al mese. Ognuno si prende le sue responsabilità, io non c’entro niente con questa storia. “

E alla fine ci minaccia: “Se va in onda una cosa del genere, io brucio tutte le iene”. Andiamo poi dall’amministratore della società che risulterebbe aver venduto le auto, Carmelo, che però dei fatti dà una versione completamente diversa: “Io ho fatto la denuncia che sono stato truffato da un ragazzo che era mio amico, Simone. È tutto in mano all’avvocato, mi hanno falsificato anche le firme”.

Poi a telecamera nascosta spiega: “Gli ho chiesto dove e come avesse preso quelle macchine e mi ha detto di stare tranquillo, che aveva pensato a tutto lui. Poi mi sono operato e sono stato a casa quasi tre mesi tra ospedale e casa, immobilizzato. In banca sono stato una sola volta insieme a lui, per aprire il conto e sia lì che dal commercialista che dal notaio mi ha portato Simone. Pensavo che fosse l’occasione della vita mia, aprendo un autosalone. A pagare i tre mesi di affitto per l’attività ci ha pensato lui, invece sono stato appena fregato. Appena lo prendo… ”.

Lo portiamo in banca, per cercare di capire che fine abbiano fatto i soldi e magari aiutare i truffati a recuperarli.  Ma il conto è vuoto, perché i soldi a quanto pare sono stati spostati con bonifici e assegni. Operazioni di cui però Carmelo sostiene di non sapere nulla, non avendo mai firmato alcuna disposizione. E la banca conferma che il loro riferimento per tutto, all’apertura del conto, era proprio l’amico, Simone.

Prima cerchiamo di  organizziamo l’incontro tra i due giovani, senza apparente successo e poi arriviamo all’azienda di compravendita di orologi che risulterebbe aver ricevuto una buona parte dei bonifici dal conto di Carmelo. L’azienda è stata aperta e poi chiusa quasi contemporaneamente alla ditta che avrebbe dovuto vendere le auto.

Luigi Pelazza ne incontra l’amministratore. Quando ci presentiamo, lui visibilmente imbarazzato chiede di poter contattare il proprio avvocato , ma si rifiuta di spiegare perché avrebbe ricevuto bonifici per oltre 280mila euro. E dice solo: “Con i soldi che ho ricevuto ci ho comprato e venduto orologi, per me la New Car è un cliente. Se vuoi comprare uno o più orologi e quei soldi li hai fatti truffando una o più persone, non è un mio problema”. E se ne va. Ma poco dopo torna e aggiunge: “A quella società ho venduto orologi, è un ottimo cliente. Io non vi devo spiegare come tengo la mia contabilità. Non sapevo che Simone faceva quei traffici…”.

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